Un dietrofront senza prezzo
La storia non si fa con i se, ma spesso ho pensato a come sarebbero potuti essere i nostri ultimi vent'anni se Berlusconi e De Benedetti, invece di combattersi, avessero cooperato. Entrambi hanno una grande passione, l'editoria, pur diversi sono dotati di genio, hanno costruito due imperi e sono riusciti a spaziare in altri campi. Entrambi borghesi, rappresentanti di un'Italia produttiva, self made men, uomini del fare e del pensare. Capitani d'industria. E impegnati in politica. Berlusconi prima come alleato di Craxi e poi come leader di partito, De Benedetti come appassionato king-maker di una sinistra che lo ha sempre deluso, non riuscendo mai a fare il salto decisivo dal post-comunismo al riformismo. Due talenti così, insieme avrebbero potuto fare grande l'Italia. Invece leggiamo di una battaglia tra guelfi e ghibellini. Il Cavaliere e l'Ingegnere sono già nei libri di storia, ma sono certo che in cuor loro questa sfida lascia qualche rimpianto, qualche occasione persa e, forse, un desiderio di pacificazione irrisolto. Mentre già la guerra imperversava, nel 2005 i due stavano per unirsi nell'avventura di Management&Capitali. Un veicolo finanziario per investire nel Paese. La redazione di Repubblica insorse. La pace col nemico no. E non se ne fece niente. Ora la cronaca ci restituisce il clangore della battaglia. Ieri la Mondadori a Berlusconi, domani un megarisarcimento a De Benedetti. Oggi Fininvest in difesa, e Repubblica all'attacco. Una battaglia rusticana che ha condotto a molti errori da entrambe le parti. Uno l'ha compiuto il Cavaliere quando ha pensato di introdurre nella manovra di finanza pubblica una norma che riguardava il contenzioso civile tra Cir e Fininvest. Sospendere un potenziale risarcimento di 750 milioni di euro poteva anche essere ragionevole, in punta di diritto, in attesa della sentenza della Cassazione, ma non siamo di fronte a una semplice partita economica. Ciò che è equo nel confronto imprenditoriale, può non esserlo nel contesto politico, apparire una forzatura, un provvedimento perfino impopolare se lo si mette a confronto con il congelamento delle pensioni degli italiani. Ieri Berlusconi ha deciso di ritirare questa norma e ha fatto bene. Avevo spiegato in tv che non era una mossa intelligente. Di fronte alle obiezioni di amici ho esposto le ragioni della diplomazia, della politica e del senso dello Stato. Berlusconi dall'avventura politica ha avuto molto, ma anche pagato un prezzo caro soprattutto dal punto di vista umano. La sua decisione di ieri ripara un errore e restituisce ad Angelino Alfano la possibilità di gestire con più serenità la riorganizzazione del partito. Costerà caro tutto questo al Cavaliere? Può darsi, ma governare il Paese non ha prezzo.