Banche e assicurazioni in fermento «Aumenti Irap ostacolano lo sviluppo»
Èuna misura che ostacolerà lo sviluppo, tuonano gli esponenti del mondo delle assicurazioni e delle banche che, riuniti in occasione dell'assemblea annuale dell'Ania, definiscono la misura «punitiva» per settori che già pagano molto e chiedono quindi a Governo e Parlamento di rivederla. L'aumento dell'Irap del 50% a carico delle imprese assicuratrici (sale al 5,90%, con un rincaro di due punti percentuali) «è fuorviante e incoerente con i propositi di sviluppo economico» e «va ben oltre la logica della partecipazione ai sacrifici comuni», ha detto nella sua relazione annuale il presidente dell'Ania Fabio Cerchiai, auspicando che «Governo e Parlamento rivedano questa decisione». Per l'obiettivo «condivisibile» del deficit vicino al pareggio nel 2014, «non servono manovre caratterizzate da ulteriori aumenti di tassazione» per imprese e famiglie, ha aggiunto Cerchiai, perché «controproducenti, ci condurrebbero in un vicolo cieco, in fondo al quale troveremmo contrazione dei consumi e tensioni sul mercato del lavoro». Sulla stessa linea l'ad di Generali Giovanni Perissinotto: l'aumento dell'Irap, che incide sul costo del lavoro, «non aiuterà a creare nuovi posti di lavoro». Inoltre, si tratta di una «misura punitiva» per le imprese assicuratrici, con cui «si fa pagare di più chi paga già molto», ha aggiunto l'ad di Generali criticando la scelta fatta con questa manovra di andare a colpire prima con le tasse: «Prima bisogna ridurre i costi e le spese e poi aumentare le tasse, non il contrario». Si allinea al commento di Perissinotto sull'Irap il presidente di Generali Gabriele Galateri, che promuove la manovra ma non le misure per il settore assicurativo: «Il paese ha bisogno di un intervento incisivo e questa manovra mi sembra che vada nella direzione giusta, purtroppo non tanto per le assicurazioni». Critico anche anche il mondo bancario, per il quale la manovra prevede un rincaro dell'Irap al 4,65% dal 3,90%. «L'aumento dell'Irap in questa fase non credo che sia producente per la crescita ma anzi controproducente», ha detto il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari.