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Autogol del governo sulle pensioni

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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{{IMG_SX}}Niente tagli alla politica. «Potrebbero scassare tutto» ha spiegato Tremonti. Ma visto che ha anche aggiunto: «Due più due deve sempre fare quattro», nel senso che se non si taglia da qualche parte bisogna raschiare altrove, ha trovato la soluzione: le pensioni. Non quelle da erogare nel futuro a chi è ora in servizio (e che vede comunque sempre più lontano e più magro il suo assegno vitalizio) ma a chi, dal lavoro si è già ritirato, magari con una cifra espressa in lire e praticamente già dimezzata in senso di potere d'acquisto con il passaggio all'euro. Ma tant'è. La stretta è arrivata ed è maturata nelle stanze del ministero del Tesoro venerdì notte. Tecnici della Ragioneria al lavoro per trovare coperture e tagli dell'ultima ora. Poi l'uovo di Colombo: intervenire sul meccanismo di rivalutazione degli assegni che consente, a chi è a riposo, di recuperare annualmente l'erosione del potere d'acquisto per l'inflazione. Con un blocco parziale dell'automatismo. Una leva già utilizzata nel 1995 e nel 1997 da due governi che, nelle tasche degli italiani le mani le hanno abbondantemente affondate, e cioè l'esecutivo di Lamberto Dini e quello di Romano Prodi. Il primo realizzò lo stop generalizzato della perequazione per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il secondo bloccò interamente la rivalutazione per quelle oltre cinque volte il minimo. Un illustre precedente che poco si attaglia alla linea professata dal governo Berlusconi di limitare al massimo la triste pratica di colpire sempre gli stessi: lavoratori e pensionati. Ma i tecnici della Ragioneria dello Stato sono quasi sempre gli stessi e, in mancanza di miracoli, il solco delle manovre è sempre uguale. Anche se questa volta è sceso in campo Umberto Bossi che ieri in serata sulle possibili revisioni ha aperto un nuovo fronte di frizioni nella maggioranza. «Le pensioni non si toccano» ha detto il Senatùr aggiungendo «le pensioni delle donne non si toccano fin dopo il 2030».Bossi ha anche parlato dell'abbassamento delle tasse: «Abbiamo già preparato il passaggio con i limiti entro cui agire». Quanto al meccanismo della rivalutazione automatica la propsota è semplice. La norma attuale prevede tre fasce di recupero dell'inflazione per i pensionati. L'indice che si utilizza, e cioè la percentuale da applicare all'importo lordo è il Foi (acronimo di Famiglie-operai-impiegati) che misura su base nazionale gli aumenti dei prezzi al consumo. Fino a oggi le pensioni con un valore fino a tre volte il minimo (e cioè 1.428 euro) ottenevano una rivalutazione pari al 100% del Foi. Quelle nella fascia compresa tra tre e cinque volte il minimo (2.380 euro) si accrescevano del 90% dello stesso indice. A quelle superiori a cinque volte il minimo veniva riconosciuto il 75%. Un esempio aiuta a chiarire. Nell'ipotesi verosimile di un valore del Foi dell'1,5% per il 2011 le tre fasce avrebbero avuto una rivalutazione rispettivamente dell'1,5% (fino a 1.428 euro), dell'1,35% (nello scaglione tra 1.428 e 2.380) e dell'1,125% oltre i 2.380 euro. Le anticipazioni, imprecise,sul taglio hanno gettato nel panico milioni di pensionati. In molti hanno pensato che il recupero dell'inflazione fosse definitivamente perso. Ieri è sceso in campo l'Inps guidato da Mastrapasqua che ha riportato un po' d'ordine. L'istituto ha spiegato che «le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione». Altro esempio per chiarire. Considerando il Foi sempre all'1,5% chi ha una pensione di 1.428 euro lordi (circa 1.100 netti) vedrà l'assegno più pesante di 21 euro lordi (il 100% dell'1,5%). Se la pensione è più ricca otterrà un aumento pieno (21 euro) fino alla prima soglia e lo 0,60% (pari al 45% dell'1,35%) nell'importo compreso tra 1.428 e 2.380 euro. Niente in più invece per la quota che eccede i 2.380.

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