Grillo senza limiti incita alla rivoluzione
La vicenda della Tav in Val di Susa ha dell'incredibile. Si tratta di costruire una rete ferroviaria moderna, finanziata dall'Europa. Eppure la questione è trattata come se quella zona dovesse diventare un poligono per sperimentare armi nucleari. Le popolazioni hanno chiesto chiarimenti. Giusto che siano coinvolte. Ed è stato fatto. Ma cosa hanno a che fare con questo le milizie armate, provenienti da molti paesi europei che sfruttano l'occasione per sfoggiare tutte le armi della guerriglia per colpire ferire, distruggere. Non sono manifestanti, sono criminali. Altro che eroi come dice Grillo. Nemici dell'Italia, delle istituzioni. Nemici della modernità. In questo benedetto Paese qualunque iniziativa deve quasi sempre scontare un'opposizione falsamente ecologista. Non si dovrebbero costruire case, strade, autostrade, ponti, centrali, ferrovie. Nulla. E ogni volta è una battaglia. Eppure, visto che spesso si fanno riferimenti con l'estero, siamo indietro anni luce. Da noi non si fanno infrastrutture. Possibile che dobbiamo perdere anche questo treno? Possibile che l'Italia debba essere tagliata fuori? E soprattutto si può tollerare che una decisione presa da una consistente maggioranza debba essere ostacolata da gruppi armati? Il no secco arriva dal Capo dello Stato che parla di inaudite azioni militarizzate contro la polizia. Ed è inaudito che bande di delinquenti abbiano trovato il loro capo in quel Beppe Grillo che si è trasformato in qualcosa di più di quei cattivi maestri che offrivano basi teoriche ai gruppi armati. Ha fatto di più. Non solo ha definito eroi i criminali che con il volto mascherato hanno aggredito gli agenti e gli operai del cantiere lanciando pietre, bombe carta, bottiglie con acido. E a questi scalmanati, quasi ce ne fosse bisogno, Grillo si è rivolto per motivarli ancora di più. Pur avendo vissuto gli anni delle Br, mai mi era capitato di sentire tanta violenza oratoria che inevitabilmente, subito, si è trasformata in fisica. «In Val di Susa state facendo una rivoluzione straordinaria, siete degli eroi» ha gridato esaltato l'ex comico. Poi è andato avanti con la sua terminologia da codice penale, parlando di guerra civile, di prove tecniche di dittatura. E sul blog c'è chi aggiunge che alla guerra si risponde con la guerra. E chi rispolvera un frasario che speravamo fosse stato cancellato dalla storia come «i poliziotti sono tutti fascisti». Decine di quegli agenti sono rimasti feriti mentre facevano solo il proprio dovere. Ha ragione Napolitano quando nel suo durissimo comunicato chiede una reazione ferma. Non possiamo permettere che poliziotti e carabinieri siano vittime di queste aggressioni organizzate con tecnica militare. Non possiamo permettere che alcune frange di violenti mettano a rischio la realizzazione di una infrastruttura giudicata utilissima da maggioranza e opposizione. Non possiamo permettere a un signore che, abbandonata la professione di comico, si è messo a giocare con il fuoco raccattando il peggio e portandolo a una presunta guerra santa contro lo Stato e i rappresentanti delle istituzioni. Qui non sono in gioco libertà di parola, di critica o di manifestazione. Si possono non condividere e contestare i tentativi di bloccare la modernità, di ostacolare qualunque iniziativa. Se avviene nella legalità il confronto, va accettato. Ed è stato accettato tanto che per il via ai lavori si è perso tanto tempo. Ma non si può accettare chi invita alla guerra civile. Chi è moralmente responsabile delle violenze che ci sono state ieri e, stando alle minacce, sono destinate ad essere ripetute. Le parole quando armano i violenti, quando chi le pronuncia è un capo popolo irresponsabile, non possono essere contrastate solo con prese di posizione. Siamo certi che non ci siano estremi di reato? Grillo di fesserie ne ha già dette tante, se si diverte così continui pure a farlo. Ma stavolta ha superato il limite. Questo non è un gioco e nemmeno una buffonata.