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Il Senatur: «Troppi uomini fuori. Costano e muoiono»

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.E in prima linea c'è ovviamente la Lega che da settimane sta conducendono una battaglia sulle missioni all'estero. A cominciare da Umberto Bossi che ieri ha tuonato in un comizio nel bergamasco: «Le guerre finiscono quando finiscono i soldi... e i soldi sono finiti» riferendosi alle missioni all'estero in genere. Per poi aggiungere: «Costano troppi soldi e non vedo quale principio stiamo difendendo». Non è solo una questione di bilancio dello Stato. Bossi ha pure osservato che «abbiamo uomini in Libia, in Afghanistan e ogni tanto muoiono anche». E ha aggiunto: «Berlusconi ha parlato con l'inviata americana (riferendosi a Hillary Clinton) e per la prima volta le ha detto "io porto a casa gli uomini dall'Afghanistan». Gli ha fatto eco il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli: «Piango anch'io per il nostro ragazzo morto e non so come esprimere la mia vicinanza alla sua famiglia. Ma bisogna porre fine alle lacrime, credo sia venuto il momento di cambiare strada». «Dobbiamo ripensare il nostro impegno subito - prosegue - e dobbiamo farlo anche alla luce della scelta fatta dal presidente Obama che ha deciso di ridurre drasticamente l'impegno Usa. Del resto sta finalmente prevalendo il concetto che la democrazia non si esporta. E tantomeno lo si fa con le armi». «D'altra parte - insiste - la storia ci ha insegnato e ci sta insegnando che la soluzione dei problemi internazionali, a partire da quello del terrorismo, non sono le guerre locali, non sono i bombardamenti su singole nazioni. Ce lo sta insegnando anche la Libia che una guerra serve davvero a poco, se non a lasciare lutti». Insomma, il fronte è quanto mai aperto e sono in molti, soprattutto all'opposizione, a chiedere uno stop delle missioni. Ma il ministro della Difesa Ignazio La Russa non ci sta e replica: «In questa fase i pericoli non diminuiscono anzi, possono aumentare. Ma il quadro complessivo ci consente di essere ottimisti rispetto ai tempi che ci siamo dati di riconsegna delle responsabilità non solo politica ma anche militare agli afghani. A fine anno abbiamo in programma il graduale rientro dei soldati italiani in più. Contiamo di completare il disimpegno anche delle prime linee entro il 2014». La missione, insomma, non cambierà. Anche se l'argomento sarà all'ordine del giorno del Consiglio supremo della Difesa che si terrà il 6 luglio al Quirinale (l'unico esponente del Carroccio che fa parte dell'organismo è il ministro dell'Interno Roberto Maroni ndr). Nel frattempo tutte le forze politiche e le istituzioni si stringono attorno alla famiglia del caporal maggiore Tuccillo. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, si legge in una nota, «ha espresso alla moglie signora Evelien Dwars i sentimenti della affettuosa vicinanza e della più sincera partecipazione al suo grande dolore». Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi esprime il proprio «cordoglio per la morte del soldato italiano in Afghanistan, impegnato in una missione per la libertà e per la democrazia di un popolo. Siamo vicini alla famiglia del caduto, con la quale condividiamo il dolore di questo tragico momento, e al militare ferito, al quale auguriamo una pronta guarigione».

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