In Francia la gauche aspetta il ritorno del figliol prodigo
DSK rilasciato dagli arresti domiciliari. Accusa di stupro ancora in piedi. Gli schiavettoni ai potenti piacciono anche nell'America di Obama. Errore giudiziario? Una cosa è certa fin d'ora: le accuse della cameriera, sbandierate come la neolingua della liberazione delle donne dal dominio del MOP (Maschio Occidentale Potente), sono fuffa. O, meglio: una parte di esse, riguardanti la violenza sessuale, risultano infondate. Ma, sia chiaro, la matassa è ingarbugliata e francamente non pare di nobile fattura. Per quel che riguarda l'esito giudiziario finale, facciamo i dorotei della comunicazione: chi vivrà, vedrà. In Francia, ovviamente, si celebra già fin d'ora il ritorno del figliol prodigo dalla zona d'ombra del castigo mediatico globalizzato alla scena pubblica, in un momento in cui i socialisti hanno bisogno di un candidato «autorevole» per le presidenziali. Ma quale sarà il prossimo disegno politico di DSK? Certo, gli States non hanno fatto una gran figura, e poi c'è il sospetto che questo astuto tecnoburocrate abbia rotto qualche ingranaggio obamiano. Forse. Pensiamole tutte. Ma, per favore, per quanto DSK non abbia compiuto violentato la cameriera - almeno, per quanto gli elementi a suo carico, attualmente, facciano dire -, non vuol dire che la Francia abbia un nuovo De Gaulle in sedicesimo. Dunque, equilibrio in tutto: DSK non mi piace; detto ciò, garantismo «garantito» anche a lui. Ma rimane una domanda: cosa è successo in quel lussuoso loft a New York? DSK ha comunque avuto un rapporto sessuale con la cameriera, così sembra. Bene: fa parte delle prerogative «presidenziali»? E dobbiamo immaginare un Presidente del FMI in ostaggio delle varie femmine, magari prezzolate dalla mafia o da chissà quale spectre internazionale? Con esiti di speculazione finanziaria sui mercati mondiali? Sia come sia, ora la casta al seguito del Nostro potrà gioire. Infatti, DSK aveva - forse ha ancora - di fronte a sé la poltrona di Presidente, ed aveva - ed ha, questo è ancora più certo, oggi - al seguito un «esercito di riserva» da sistemare: il danno nell'albergo di New York non è stato di poco conto. Ora, dalle stalle alle stelle, ergo ritorno in grande stile e con grandi prospettive di sistemazione elitaria per molti/e. DSK è ancora il bancomat politico della situazione. Ha recuperato anche un milioncino di dollari di cauzione, dunque funziona anche meglio. Zero visione complottista, per noi. Questo è un altro risiko, rimaniamo al dopolavoro ferroviario francese. La politica francese risorgerà farisaicamente, dopo le ultime notizie. François Pupponi, sodale di Dsk, lo dava «fuori gioco» per le presidenziali. Vedremo se ora cambierà idea. Jean-Christophe Cambadélis sul suo blog si diceva fiducioso e manifestava fiducia nella giustizia americana. Sarà certamente tornato il sorriso sul volto del rampante politico socialista. Tutto secondo copione. Tutto il mondo è paese. Anche la Francia è globalizzata al ribasso. In ogni caso, anche dopo la scarcerazione, la verità su DSK rimane una sola e non c'entra col sesso. Ha piuttosto a che fare con la politica, arte strana oggi praticata - credo - soltanto da alieni: un uomo di questo livello che si fa beccare smutandato e in procinto di smutandare una femmina, un giorno sì e l'altro pure, merita una sola sorte: lo «spamming» permanente. Zero moralismo. È una questione politica ed istituzionale. Sarkò, strattonato da un depresso, a momenti cade. DSK cade e risale. Da «totus politicus»: O tempora o mores!.