Il Manifesto del Nuovo Inizio

L’evoluzione dei partiti carismatici è sempre un problema con due soluzioni: 1. Sparisce il capo e il partito declina; 2. La storia, il caso, l’imprevisto, e una disordinata ma creativa intuizione danno origine al nuovo inizio del partito. Quel che è successo ieri al consiglio nazionale del Pdl è molto vicino alla seconda via: forse non è ancora un nuovo inizio ma grazie a una bella, appassionata relazione di Angelino Alfano è certamente un buon inizio. Sono stato tra i pochi a credere nella soluzione del segretario politico e nella figura di Alfano e penso di non essermi sbagliato, almeno per ora. Angelino ha dimostrato di avere talento, in un colpo solo ha spazzato via le altre ipotesi di successione che finora si erano via via presentate, tutte pregevoli ma con troppi limiti per poter essere armoniose rispetto alla creatura di Berlusconi. Alfano è riuscito in un piccolo capolavoro di ricucitura, strappo, continuità, discontinuità, tradizione, innovazione, vecchio, nuovo, una fiera di apparenti antinomie politiche da cui alla fine è venuta fuori con assoluta chiarezza una figura inedita: il segretario politico, Angelino Alfano. Da molto tempo nel Pdl non si teneva un discorso politico, vero, ricco di dinamismo, nel solco tracciato da Berlusconi ma senza essere ottusamente continuista. È inutile che ci giriamo intorno, da ieri nel Pdl si è aperto un nuovo capitolo di un’opera in fieri. Il partito carismatico ha buone chanches di sopravvivere al suo geniale creatore e, paradossalmente, questo può farlo grazie alla disordinata creatività di Berlusconi. I lettori de Il Tempo sanno quanto non perdoni spesso a Berlusconi il suo essere in politica, apolitico, antipolitico. Ma stavolta devo riconoscere a Silvio d’aver scelto bene: se c’è una speranza di traghettare l’anarchia e il caos del Pdl dentro qualcosa di regolato e democratico, questa speranza si chiama Alfano. Quando ho visto i lucciconi crescere negli occhi di Silvio ho capito anche un’altra cosa: il Cavaliere sa di aver chiuso un’epoca e di averne aperta un’altra. Se non commette errori e non dà ascolto a qualche cattivo consigliere, la partita delle elezioni politiche del 2013 si riapre. La reazione del Partito democratico al discorso di Alfano è una garanzia: Bersani e soci non hanno capito niente. A Roma non si è consumato un rito di plastica, liquidare la faccenda come il died di una storia sudamericana, cari amici democratici, è una bischerata colossale, la conferma che l’analisi dei fenomeni politici fatta dalla sinistra continua ad essere ferma al 1994. Il berlusconismo non è nato con Berlusconi, ma lo precede e il Cavaliere lo interpreta al meglio. Il blocco sociale moderato non si è spostato a sinistra, ma sta alla finestra. Attende buone ragioni per tornare alle urne. Una gliel’ha data l’opposizione che gioca ai quattro tronconi senza alcuna visione e strategia alternativa. Ma da sola non basta. Ora Alfano, dopo il battesimo del fuoco, può costruire un partito, con queste parole chiave: merito, primarie, regole, sanzioni, onestà, passione, dedizione, selezione, partecipazione. Al suo posto con queste parole scriverei insieme agli uomini e alle donne del Pdl il Manifesto del Nuovo Inizio.