Pdl spaccato, Silvio s'infuria
E ora la guerra gli scoppia in casa. Nel Pdl. Un partito fin qui monocratico e che invece già domani si potrebbe ritrovare con una maggioranza e una minoranza. Ognuna che si dichiarerà più berlusconiana dell'altra, ma di fatto due fazioni in lotta. Il risultato di questa diatriba è che lui, Silvio Berlusconi in persona, è costretto ad abbandonare palazzo Grazioli dove ha trascorso quasi tutto il giorno a incontrare i big del suo partito l'un contro l'altro armato e correre a Montecitorio dove la maggioranza è sempre più in bilico tanto da andare sotto di fatto in due occasioni. Il tutto in un clima sempre più teso ed esasperato con la Lega che ha pure annunciato l'intenzione di votare per l'arresto del deputato Alfonso Papa. «Se andiamo avanti così, i pm chiederanno d'ora in poi l'arresto di parlamentari anche per una multa non pagata. Ci manderanno tutti dentro», spiega un senatore del Pdl. Comunque al momento la situazione più complicata è quella del partito. Domani si terrà il consiglio nazionale che dovrebbe eleggere Angelino Alfano segretario politico. Claudio Scajola reclama più collegialità e sembra intenzionato a chiedere un direttorio, un organismo allargato. Una segreteria politica composta da una decina di esponenti e di cui Alfano diventi «solo» coordinatore. E pensa di formalizzare questa richiesta con un ordine del giorno. Ma si deciderà con una riunione di componente oggi. Al momento la proposta raccoglie il consenso del gruppo di Roberto Formigoni e di Altero Matteoli e i suoi quattro gatti di cossighiana memoria. Ci potrebbe stare anche Gianni Alemanno che però non ha ancora preso una decisione, sentirà i fedelissimi oggi e staserà riunirà la sua componente. Più defilati quelli di Liberamente, Frattini e Gelmini, che comunque hanno sostenuto nelle ultime settimane Alfano. Berlusconi non è molto soddisfatto di questa situazione e così ha visto prima Alfano con La Russa, quindi Scajola. E proprio mentre mediava nel pomeriggio la maggioranza è andata di nuovo sotto dopo il pareggio (che vale come sconfitta) della mattina. Una situazione che ha costretto il Cavaliere a precipitarsi a Montecitorio per capire che cosa stesse succedendo. Nel suo ufficio alla Camera ha voluto i capigruppo di Pdl e Lega, Fabrizio Cicchitto e Marco Reguzzoni. A loro è apparso sconcertato, disorientato, stupito. Incredulo che di fronte a questa situazione così delicata, con il governo sempre più in bilico, nel suo partito ci sia chi non s'è fatto manco vedere a Montecitorio. E per giunta a distanza di poche ore da un suo preciso appello a esser presente in aula. «Con questi giochetti si rischia di andare tutti a casa», ha detto senza mezzi termini il premier. Ha chiesto come mai ci fossero così tante assenze e di fronte alle spiegazioni è sbottato: «Non ci si può comportare in questo modo, bisogna restare in Aula a votare, questi incidenti vanno evitati». Il punto è che anche Berlusconi sembra aver perso di vista la reale tenuta della sua coalizione sempre più in lotta al suo interno con faide e contro faide. Il ministro Gianfranco Rotondi riassume così: «Tireremo a campare. Un incidente qua, uno là. Poi il Parlamento chiuderà per le vacanze lunghe come fece Prodi. A settembre la manovra e poi Bossi staccherà la spina, troppe difficoltà al suo interno. Credo che stia preparando un bel ripulisti dei gruppi parlamentari. sarà la primavera di Praga della Lega».