Il primo luglio dell'Angelino
Il Palazzo s’avvia verso l’ombrellone con mille incertezze e qualche punto fermo. Partiamo da questi ultimi: 1. Non ci sono alternative al governo Berlusconi. L’opposizione subito dopo la vittoria alle amministrative e l’affermazione nei referendum ha confermato di essere divisa in almeno quattro tronconi che al momento sono uniti nell’antiberlusconismo ma disuniti nella politica. Ne discende che se cade il Cavaliere, casca anche il resto della baracca parlamentare; 2. L’Italia è un Paese ricco, con un sistema di piccole e medie imprese fortissimo, ma strutturalmente debole a causa dell’enorme debito pubblico, della scarsità di investimenti, di un fisco vampiresco e un comparto pubblico abnorme; 3. La giustizia è il mostruoso strumento non solo di battaglia politica, ma di selezione-distruzione della classe dirigente. E veniamo alle incertezze. 1. La manovra tremontiana non risolve il problema della crescita del Paese. È inutile girarci intorno, sul prodotto interno lordo non s’è neppure avviata una discussione, ma come il boomerang prima o poi tornerà indietro e saranno dolori per tutti; 2. Berlusconi ha in mente di durare, ma non ha mai tracciato un orizzonte per il dopo Silvio. Forse è troppo chiederlo a lui, ma il Pdl sta letteralmente bivaccando su un binario morto; 3. Oggi Angelino Alfano verrà investito (speriamo sopravviva) ufficialmente dal consiglio nazionale del Pdl come segretario politico del partito, ma quella che sembra una certezza è per noi un’incertezza. Provo a spiegare perché. L’Angelino custode è l’unica speranza che ha il Pdl per cominciare a trasformarsi da partito anarco-carismatico in partito democratico vero e proprio. Per realizzare questo passaggio ci vuole tempo (e primarie), ma già oggi avremo un preludio più che sufficiente per capire se siamo di fronte a una sinfonia o a un rumoraccio. Se il consiglio nazionale si risolve in un voto unanime senza un minimo di discussione, allora Alfano diventa l’agnello sacrificale di un passaggio che prelude alla fine dell’esperienza storica del berlusconismo. Se invece ci sarà discussione, voto e possibilmente pure la nascita di una minoranza, allora ci si avvia a qualcosa che s’avvicina a un partito. Fuori da questo scenario ci sono due parole: balcanizzazione e liquidazione.