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Giochi e "no grazie" come in un film

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Michele Santoro

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La legge del mercato non colpisce solo gli impiegati greci e i metalmeccanici italiani, ma anche i santoni della sinistra, alias Michele Santoro, e le brave direttrici che di fronte a certi giochi «sinistri» smettono di giocare, alias Lucia Annunziata. Le due storie sembrano separate, in realtà seguono la stessa morale. Come nel copione di un film. Quando ci si muove nel recinto «protetto» della Rai, quando si sta a giochi che tutto sono meno che servizio pubblico, quando si segue pedissequamente un copione, che sembra uscito dai film di Peppone e Don Camillo... ecco, va tutto liscio. Se ci si affaccia fuori dal recinto le cose diventano più spigolose. Ce lo insegna il tormentone Santoro-La7. Alla Rai al conduttore Michele andava tutto bene: aveva il vignettista con la divisa dell'Armata Rossa, aveva il centravanti Travaglio. Quando hanno provato a spostarlo Santoro è ricorso ai giudici che gli hanno dato ragione. Va bene così. Viene però da pensare al senso dello Stato di Giuseppe Garibaldi che, pur essendo il padre di tutti i cani sciolti, ad un certo punto un bigliettino con scritto «obbedisco» l'ha scritto. L'esempio l'ha seguito anche Bruno Vespa e più di una volta. Parecchie persone non avrebbero scommesso sul suo attaccamento totale alla «maglia». Quando gli hanno proposto di fare un programma, francamente un pochino incerto, con Pippo Baudo, ha mandato un bigliettino-fotocopia di quello di Garibaldi. E pure il caro Pippo non si è tirato indietro. Fu una catastrofe: l'accoppiata Vespa-Baudo ha avuto ascolti a dir poco deludenti. E che sarà mai? Vespa ci ha anche scherzato sopra. Insomma, la maglia è la maglia e Mamma Rai qualche volta bisogna pure farla contenta. Santoro no, il suo diritto di fare sempre il gioco che dice lui in una mega-struttura dove tutto è gioco di squadra l'ha difeso fino all'ultimo. E all'ultimo, pensava, si può anche cambiare maglia. Ma non tutto va con gli stessi tempi e le stesse cautele che si adoperano a viale Mazzini. Alla fine La7, che è una piccola, bella realtà della tv italiana che deve fare i conti col mercato, al santone della sinistra ha preferito dire di no. Santoro con la Rai non è stato delicato. La Rai con lui ha avuto un bel fior di riguardo. Dopo tanti attriti e un epilogo (ma sarà veramente un epilogo?) bruciante il direttore di Raidue Massimo Liofredi ha avuto verso di lui parole concilianti: «Spero vivamente che rientri, accolgo la sua provocazione dell'euro a puntata. Credo che in consiglio se ne discuterà la prossima settimana. Santoro è un valore aggiunto, spero decidano di reintegrarlo». Sembra un po' la storia di certi giocatori di calcio bravi, sì, ma di quelli che se non hanno attorno la loro «corte», tutti amici che ti stanno simpatici e ti dicono di sì, ecco, ti sfasciano lo spogliatoio. E tutti i presidenti, di tutte le società, preferiscono un pizzico di talento in meno e un bel po' di spirito di squadra. È la legge del mercato, perché nessuno gioca da solo. A giocare da soli non ci si diverte. L'attrito tra Lucia Annunziata e il numero uno di Raitre, Paolo Ruffini, invece, ha una serie di risvolti comici. La signora Lucia, nonostante possa aspirare a fior di poltrone, di quelle che altri si spaccherebbero in quattro pur di averle, si ostina a voler fare la giornalista. È il suo mestiere. Per questo tiene tantissimo alla sua trasmissione: «In mezz'ora», che sarebbe dovuta andare su Raitre dall'11 settembre. Per questo quando non si è ritrovata sui palinsesti un po' se ne è risentita e lo ha detto al suo direttore. Non solo. Ha anche concesso un'intervista definita «al vetriolo» al Messaggero. L'Annunziata ritiene che il suo programma non sia abbastanza considerato e che la rete non dia alla trasmissione l'attenzione che merita. È da notare che il direttore Ruffini avrebbe sostenuto che il programma dell'Annunziata non era nei palinsesti per una svista nella stampa. Ma sarà forse anche così, però sembra che gli sbagli vadano sempre in una sola direzione. Sulla vicenda Raitre-Annunziata dice bene il consigliere della Rai Antonio Verro: «Sono ammirevoli la chiarezza, la coerenza e la determinazione con le quali Lucia Annunziata porta avanti le proprie idee. Doti di una giornalista, da sempre apprezzata per la sua professionalità, che il servizio pubblico non dovrebbe lasciar andar via». Queste due vicende, con l'epilogo (ma saranno veramente finite?) hanno l'aria del copione di un film sul Basso Impero, fatto di cose tutte all'italiana, ma non come il buon vino e la bella musica. Cose di quelle che perfino Machiavelli trovava stucchevoli.

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