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Bossi frena: "Il governo rischia ancora"

Umberto Bossi

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Prima che iniziasse il vertice di maggioranza, Il Senatùr era preoccupato. Sapeva che a palazzo Grazioli sarebbe entrato mettendo sul tavolo delle trattative un lungo elenco di «desiderata» senza sapere con quale spirito il ministro Tremonti li avrebbe accolti. E così eccolo affidare a una glaciale battuta («il governo rischia di cadere sulla manovra») tutte le preoccupazioni del caso. Poi qualcosa è cambiato. Sono quasi le tre e mezza del pomeriggio. Bossi abbandona il vertice e sul suo volto si percepisce che le cose sono meno gravi del previsto. In un primo momento si affida a un gesto eloquente della mano per dire che il vertice di maggioranza è andato «così così». Poi ribadisce la sua perplessità sul fatto che il Governo rischia ancora «fin quando non è passata la manovra» precisando che sul testo «bisogna lavorarci». Eppure un buon risultato è riuscito a incassarlo. Si tratta del primo vero successo leghista dopo il raduno di Pontida: «Siamo riusciti ad ottenere la modifica del Patto di stabilità per i comuni virtuosi». Una promessa fatta sul «sacro prato» della cittadina bergamasca e mantenuta in tempi record dato che, guardando nello scadenziario dettato dal Carroccio al governo, la riforma del patto di stabilità interno per i Comuni e le Province era da realizzare entro il 19 luglio. Un piccolo segnale per tutte quelle Amministrazioni che da tempo denunciano di non poter mettere mano ai propri tesoretti per rispettare un «patto» che le obbliga a mantenere il bilancio in equilibrio. Eppure, come commenta qualche parlamentare della Lega, l'apertura nei confronti della richiesta dell'Umberto potrebbe essere una contropartita al fatto che il Carroccio smussi le proprie posizioni a riguardo della «munnezza» di Napoli e accetti di sottoscrivere un decreto che ne permetta il trasferimento anche al Nord. Una cosa della quale non c'è traccia ufficiale nei commenti dei leghisti al vertice di maggioranza, ma che le parole di Bossi («sui rifiuti meglio lasciare stare») potrebbero confermare. Intanto il Carroccio, che durante direzione nazionale del movimento di sabato scorso aveva fatto l'elenco delle cose da portare a casa (una manovra che non penalizzi il Nord, un impegno a tagliare gli sprechi della politica, la necessità di abbandonare le missioni di pace non più indispensabili e la riforma del patto di stabilità) si prepara a dare ancora battaglia e l'avvertimento arriva proprio dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, anche lui presente al vertice, che spiega: «Le nostre richieste sono quelle che Bossi aveva già anticipato a Pontida, in base alle risposte che avremo o non avremo decideremo il da farsi giovedì nel Consiglio dei ministri» chiamato ad approvare il provvedimento. Poi, dopo aver spiegato che «non c'è mai stata tempesta con Bossi», si sfoga contro Tremonti: «Aspetto una risposta alla lettera del maggio scorso in cui chiedevo fondi per un miliardo di euro destinati al ministero dell'Interno».

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