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Manovra, domani il vertice Berlusconi-Bossi-Tremonti

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Il premier Silvio Berlusconi tra i ministri Umberto Bossi e Giulio Tremonti

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{{IMG_SX}} Riforma fiscale, ma anche il decreto per liberare Napoli dalla croce dell'immondizia e, se ci scappa, un'intesa anti-intercettazioni. Sarà un vertice a tre quello di domani, che dovrà tracciare la linea sulla manovra: Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Umberto Bossi si vedranno in mattinata. Prima di qualsiasi altro confronto, secondo quanto si apprende, la manovra sarà oggetto di discussione di un incontro preliminare, lontano da occhi indiscreti, tra il ministro dell'Economia, il premier e il leader del Carroccio. Una riunione ristretta, che servirà a preparare i colloqui che si terranno successivamente a palazzo Grazioli. In via del Plebiscito arriveranno poi i capigruppo del Pdl, lo stato maggiore leghista e i rappresentanti dei Responsabili. Ma alle 18,45 si dovrebbe tenere anche una riunione dei ministri, proprio per pesare le ricadute del piano triennale sui singoli dicasteri. Soltanto dopo i vari incontri in programma si avrà, quindi, un quadro più chiaro della situazione. Il ministro dell'Economia è determinato a rispettare gli impegni presi con l'Europa. Bisogna, questo il ragionamento che viene riferito da fonti parlamentari, andare avanti sulla linea del rigore. Il Carroccio e il partito di via dell'Umiltà chiedono al responsabile di via xx settembre di recepire le proprie richieste. La Lega, che si è riunita anche oggi in via Bellerio, insiste sulla revisione del patto di stabilità interno, sul no all'innalzamento dell'età pensionabile, sulla necessità della riforma fiscale; anche nel Pdl sono state avanzate proposte specifiche e le parole di protesta pronunciate ieri da Guido Crosetto vengono sposate nel partito di maggioranza anche da altri parlamentari. RIFORMA FISCALE, MA NON SOLO Il malessere, dunque, serpeggia tra i deputati dell'intera coalizione e potrebbe sfociare in clamorose decisioni. "Noi - è il ritornello di molti deputati e senatori del Pdl - questa manovra così non la votiamo". C'è chi ha intenzione di far girare documenti a Montecitorio e a palazzo Madama per esigere subito un cambiamento di rotta. Ma il presidente del Consiglio, riferiscono fonti parlamentari, pur chiedendo al ministro dialogo aperto e aggiustamenti, non mette in dubbio l'impianto della manovra e allo stesso tempo punta sulla riforma fiscale. Del resto il responsabile del Tesoro continua a ribadire la gravità del momento economico e l'esigenza di tenere in ordine i conti pubblici e di rispettare gli impegni imposti dall'Unione europea. Al di là della riunione del Cdm di giovedì, in previsione della quale ci potrebbero essere alcuni ritocchi, resta sullo sfondo il timore del superministro per il solito assalto alla diligenza in Parlamento. In realtà, sottolineano le stesse fonti di maggioranza, nulla e' ancora deciso e c'è anche chi accredita l'ipotesi di una correzione dei conti per il 2011 subito e di un rinvio alla prossima settimana del resto della manovra che complessivamente si dovrebbe aggirare intorno ai 40 miliardi. In ogni caso ogni decisione verrà ponderata nell'incontro ristretto tra Berlusconi, Bossi e Tremonti. In quell'occasione si discuteranno anche le altre questioni sul tappeto. Il premier, sconcertato - secondo chi gli ha parlato - per alcune ricostruzioni fatte dai Pm di Milano sul caso Ruby, è convinto di poter convincere Bossi e Tremonti sull'urgenza dell'intervento a Napoli e sulla necessità di fermare l'abuso delle intercettazioni. Chiaramente, però, il piatto forte resta la manovra. LE STRATEGIE DELLE CORRENTI  Alle preoccupazioni di Tremonti fanno da contraltare quelle dei ministri, determinati a difendere i singoli budget dei dicasteri. Domani poi sono in programma anche incontri per definire le strategie per il Comitato nazionale del Pdl. Nel pomeriggio di oggi si sono visti i "formigoniani", nei prossimi giorni si incontreranno gli scajoliani, gli alemanniani e i ministri di "Liberamente". C'è chi ipotizza un asse tra le varie componenti per chiedere un azzeramento delle cariche interne in vista del nuovo corso. Le varie anime del partito sono in fibrillazione: il neosegretario di via dell'Umiltà chiede pieni poteri e, perlomeno in questa fase, non sarebbe disposto ad accogliere una richiesta di direttorio.

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