Il regime della Paura
La munnezza è degli altri ma l'indagato è Caldoro. La Guardia di Finanza è un'istituzione ma per la magistratura no. E dunque anche il generale Adinolfi s'ha da indagare. Dacci oggi il nostro sputtanato quotidiano. Sembra di stare nel film «Tutti dentro». E invece no, è l'Italia. Magistratura. Tecnocrazia. Politica azzerata. Così in un sabato di giugno che prelude al torrido luglio, senti un sulfureo Ruggero Guarini dirti: «Siamo in pieno climax da Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo». E scatta il semaforo verde a un'articolessa da 5 mila battute sulla società imperfetta che vuole ingegnerizzare la vita perfetta, la morale perfetta, il controllo perfetto che si traduce in ascolto delle imperfette vite degli altri. Siamo ben oltre l'intrusione, siamo alla manipolazione del gioco politico, all'alterazione della vita dei partiti - quel poco che ne era rimasto - a mezzo di cella telefonica, cimice e pedinamento. Non è una banale e occasionale intrusione, ma l'organizzata auscultazione del corpo e dell'anima di un Paese. Dica 33, sì lei ha il cancro e le sue idee sono contro il Codice Unico della Perfezione. Eliminato. Avanti un altro. Nello stesso istante cogli un altro ricordo. Un libro che un amico mi regalò sedici anni fa con la seguente dedica: "Da leggere e dimenticare subito". Non l'ho dimenticato. Ernst Jünger, Trattato del ribelle. "Anche l'illusione della libertà va mantenuta". E non bisogna mai scordare che "il semplice consenso non basta alle dittature: per vivere esse hanno bisogno altresì di incutere odio e, per conseguenza terrore". Soprattutto le dittature culturali. Quella che viviamo e promette epurazione e vendetta senza perdono. Perfino Antonio Di Pietro, nella sua ingenuità contadina ne subisce il verdetto e la punizione. Ha parlato con Berlusconi! Egli è dunque accusato dalla folla schiumante di rabbia di "intelligenza con il nemico". Povero Tonino che pretende di avere "humana pietas" per un altro uomo, un simile tra i simili. Siamo soffocati da un conformismo e una dittatura culturale, circondati da un pregiudizio ideologico titanico, minacciati da una piovra gigante che brandisce un solo libro, cloroformizzati da un mostruoso benpensantismo, inseguiti da una marea fangosa di andata e ritorno. Un binario melmoso seminato di cadaveri putrescenti. Tutto improvvisamente viene spacciato come decadente, orribile, sbagliato. La cultura conservatrice e la disordinata ma creativa avventura del centrodestra italiano sono da piallare e magari ghigliottinare. Ti aspetti una reazione degna di tal nome da parte della politica e invece scopri che ben pochi hanno gli strumenti per affrontare a testa alta con coraggio e sapienza questo titano che agita la scure del politicamente corretto - e dunque perfetto - che blandisce gli infelici, i falliti e i reietti con la cultura del piagnisteo, che cerca con la bava alla bocca il capro eespiatorio per tutti. Una nazione alla ricerca del Colpevole. A senso unico: Berlusconi, Bisignani, Letta, con la variante eccentrica di un sacrificato a sinistra, un solito D'Alema o un centrifugo Di Pietro. Piazzata la nitroglicerina? P3, P4, P5, P6. Pronti via. Fuoco. È un gioco al bang bang in cui non vince nessuno e perde il Paese. Siamo al governo della Paura. Ma noi cari partitanti, noi non possiamo permetterci di avere paura. Siamo padri e madri. E vediamo i nostri figli crescere in questo Paese che coltiva la paura come l'erba cattiva. Cresce ovunque, soffoca le altre piante, nega nutrimento ai fiori, alla creativa bellezza. Jünger nel suo libro evoca il rifugio del bosco. E allora la memoria fa link, collegamenti, imprevedibili associazioni, rimedio contro la realtà dissociata. Un altro ricordo. Flashback. Immagini. Un film. Apocalypto, capolavoro del visionario Mel Gibson. Siamo nell'era dei Maya. Il protagonista è Zampa di Giaguaro. È un cacciatore. La sua gente viene sterminata da una tribù che cerca uomini a cui strappare il cuore per placare la collera degli dei. Sacrifici umani. Zampa di Giaguaro deve salvare la sua famiglia. Nasconde il figlio e la moglie incinta in un pozzo. Viene catturato. Si libera. Sfugge alle lance e alle frecce. Torna nella foresta. Corre insieme al giaguaro e vince la sua battaglia contro Lupo Zero. Ha ricordato la lezione del padre, Cielo di Selce: "La paura è una malattia. Rimuovila dal tuo cuore". La politica ritrovi dignità, forza e coraggio. Noi non aspetteremo ancora. Noi non staremo inermi in attesa che qualcuno ci strappi il cuore. La nostra tribù troverà il suo nuovo inizio.