La Lega non vuole truffe sui rifiuti
Napoli brucia. Per i rifiuti che i napoletani esasperati gettano per strada e incendiano alla faccia dei buoni propositi e delle promesse (mancate) del sindaco Luigi De Magistris. Ma anche per le polemiche tra quest'ultimo e il governo. E tra Berlusconi e la Lega. È stata una giornata convulsa, iniziata con i vigili del Fuoco impegnati a spegnere gli incendi appiccati alle montagne di spazzatura che oramai invadono tutte le strade. In tarda mattinata, da Bruxelles, Berlusconi annuncia che il governo sta preparando il decreto che approderà in Cdm la prossima settimana. «Affronteremo il problema che è già sul tavolo da diversi giorni cercando le soluzioni più appropriate» spiega. E, poco dopo, il presidente della Repubblica ribatte con un «liberare Napoli dai rifiuti è un impegno molto duro e non di breve periodo». Ma è con la Lega che Berlusconi si deve scontrare ancora una volta. «Su una cosa vogliamo essere chiari – annuncia il ministro Roberto Calderoli – sulla questione rifiuti non accetteremo decreti truffa, sennò volano le sedie, lo abbiamo detto a Berlusconi e a Letta». «Nessuno pensi di usare trucchi o truffe – aggiunge – altrimenti la risposta che daremo sarà la stessa che abbiamo già dato. Al momento non abbiamo visto alcun testo, ci hanno solo detto che c'è l'emergenza rifiuti ma di cose scritte, di testi, non ne abbiamo visti». Berlusconi, però, taglia corto su qualsiasi polemica: «Stiamo lavorando». Scontato, invece, visti gli scarsi risultati ottenuti, l'attacco al premier di De Magistris: «La responsabilità adesso - e ancora più di ieri - pesa sulle spalle del presidente del Consiglio e del Governo, perché la disponibilità delle Regioni è dato acquisito e perché senza decreto si vanifica il nostro sforzo, impedendo così anche la possibilità di procedere al meglio con la raccolta differenziata spinta, come previsto dalla delibera approvata la scorsa settimana dalla Giunta». E in serata arriva la notizia che la Procura della Repubblica ha deciso di avviare una indagine per epidemia colposa. E nell'inchiesta ci sono già alcuni indagati.