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Il massacro mediatico smaschera le correnti

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Un partito in mutande. O peggio con le mutande (sporche) sventolate in piazza. Le intercettazioni sull'inchiesta P4 che fuoriescono dalla Procura di Napoli consegnano l'immagine di un Pdl balcanizzato, diviso in gruppi e correnti che si sbranano tra di loro, si rinfacciano errori, raccomandazioni e accuse di stupidità senza che Berlusconi riesca a fare nulla per arginare la tempesta. Un'immagine non troppo distante dalla realtà, se è vero che negli anni sono nate all'interno del partito una ventina di Fondazioni, ognuna con almeno un ministro e qualche decina di deputati. Ma nell'implosione che rischia in questi ultimi tempi il Pdl neppure più le Fondazioni danno una rappresentazione reale. Perché i gruppi alla fine si sono mescolati tra di loro, riunendosi in quelli che qualche parlamentare chiama «patti consultazione». Cioè, per usare le loro parole, «non si tratta di vere e proprie alleanze, nascono da affinità di massima per raggiungere un obiettivo, i componenti si "annusano" e decidono se sono utili l'uno all'altro». Cominciamo da Maria Stella Gelmini, la ministra dell'Istruzione che con Bisignani si sfoga e dà dell'imbecille a Fabrizio Cicchitto e dell'incompetente al capo di gabinetto di Tremonti: insieme a Franco Frattini e Stefania Prestigiacomo fa parte della Fondazione «Liberamente». Con loro Berlusconi aveva raffreddato i rapporti già l'estate scorsa, quando il gruppetto aveva iniziato a «congiurare» per scegliere un sostituto del Cavaliere. Ma in questo momento fanno parte dell'aggregazione più ampia di coloro che non hanno voti personali, che vivono soprattutto di visibilità mediatica e che come obiettivo hanno quello che nessun gruppo prenda il sopravvento. Insieme a loro ci sono il ministro Renato Brunetta e la sua collega Mara Carfagna (che comunque un buon gruzzolo di preferenze a Napoli le ha conquistate e della quale proprio la Prestigiacomo parla malissimo: «Il premier deve essere intelligente ma non lo è, alla Carfagna dà regione su tutto»). «Sono quelli che criticano Ignazio La Russa – racconta un senatore – ma il loro obiettivo è Denis Verdini. Solo che non lo possono attaccare pubblicamente perché è vicino a Berlusconi (e infatti proprio Maria Stella Gelmini si sfoga con Bisignani: «Ho affrontato un incontro con quaranta parlamentari impazziti che volevano la testa di Verdini e dei coordinatori e dei capigruppo... se però il giornale di partito scrive che siamo perdenti te lo faccio vedere io che non siamo perdenti»). Un'altra «formazione» è composta da coloro che sono vicini a Berlusconi e difendono la sua posizione di leader. Ne fanno parte i responsabili dei gruppi – Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello al Senato, Fabrizio Cicchitto alla Camera – e i tre coordinatori, Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi. Ognuno comunque ha una sua Fondazione con la quale continua a fare politica: Italia Protagonista, ad esempio, mette insieme La Russa e Gasparri, mentre Fabrizio Cicchitto ha dato vita a Riformismo e Libertà con il ministro Maurizio Sacconi. In un'altra cerchia, quella ancora più vicina al premier, ci sono l'attuale segretario Angelino Alfano, impegnato in una trattativa infinita con le varie correnti proprio per dare una nuova organizzazione al partito e cancellare i tre coordinatori, il sottosegretario Gianni Letta, che passa il suo tempo a fronteggiare gli attacchi di ira di Giulio Tremonti e, collegati a loro, il ministro Raffaele Fitto e Maurizio Sacconi. L'altro gruppo consistente è formato da tutti quelli che hanno una fitta rete di rapporti con il territorio, hanno i voti ma non occupano posizioni di vertice. E in questo momento di instabilità vedono la possibilità di scalare posizioni ma anche di dare una forma diversa al Pdl. Tra gli ex di Forza Italia c'è Claudio Scajola, forte di una pattuglia di 30, 40 parlamentari, tutti ex sindaci e amministratori locali. A lui si salda la parte degli attuali presidenti di Regione: Formigoni (che a sua volta ha rapporti eccellenti con Angelino Alfano e che ha una Fondazione, Rete Italia, alla quale aderisce anche Maurizio Lupi e che raggruppa i politici di provenienza Cl), Polverini, Caldoro, Alemanno. Più una parte degli ex An, Andrea Augello, Alfredo Mantovano e Altero Matteoli. In disparte, in questo momento, Giulio Tremonti. Il quale, scaricato dalla Lega, sta cercando una sponda proprio con l'area di Scajola e Alemanno. Infine c'è il gruppo delle «milanesi», il ministro Michela Vittoria Brambilla e il sottosegretario Daniela Santanché, «spalleggiate» a Roma dalle due deputate Maria Rosaria Rossi e Jole Santelli.

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