Basta ipocrisia
Lelobbies esistono. E non solo negli Stati Uniti. Per questo - per evitare di favorire fenomeni degenerativi ed episodi di corruzione - vanno regolamentate. Se ne sono accorti i senatori di Alleanza per l'Italia che ieri hanno presentato a palazzo Madama un disegno di legge che intende disciplinare l'attività di rappresentanza di interessi nelle istituzioni pubbliche. Il provvedimento - a cui i quattro firmatari dicono di lavorare da tempo - giunge nel pieno dell'inchiesta P4 cui stanno lavorando la procura di Napoli e quella di Roma. «Le indagini in corso - spiega il leader di Api Francesco Rutelli - apre squarci inquietanti sui rapporti tra politica ed economia che vanno riportati nella trasparenza. È anche alla luce di queste vicenda che si inserisce il nostro disegno di legge, perché chi ne esce peggio sono i politici, che sembrano aggrapparsi a decisioni esterne piuttosto che guidare i processi politici». Il provvedimento "anti-P4" ruota intorno al concetto di trasparenza. Definisce e delimita l'attività lobbistica, introducendo un «Registro pubblico dei rappresentanti di interessi» presso il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) cui devono iscriversi coloro che svolgono questa attività chiarendo quali interessi rappresentano. Il registro fissa gli obblighi che i lobbisti dovranno rispettare, e registra i dati (poi pubblicati in una apposita sezione del sito del Cnel) da comunicare alle Istituzioni: l'interesse economico rappresentato, le risorse economiche e umane a disposizione, la tipologia di rapporto contrattuale che li lega al soggetto per cui svolgono attività di influenza. Previsti anche il rispetto di un codice deontologico e la trasmissione di una relazione annuale delle attività esercitate, che il Cnel trasmetterà al parlamento. Vengono inoltre introdotte delle sanzioni per coloro che esercitano rappresentanza di interessi senza essere iscritti al Registro. Vanno da 2500 a 200 mila euro. «Non guardiamo al modello americano come a una benedizione, però - avvisa Rutelli - È vero che dobbiamo ridimenzionare immediatamente il finaziamento pubblico ai partiti per dare ai cittadini un segnale inequivocabile di sobrietà. È anche vero, però, che affidare i partiti al solo reticolo del potere economico significherebbe arrivare ad avere delle leggi fatte esclusivamente dalle lobbies. Dobbiamo piuttosto - concluder il leader di Api - fissare un punto d'incontro e sfruttare le competenze di tecnici specialistici provenienti dalle aziende che possono essere utili al Legislatore, senza venir meno al nostro ruolo politico». Il primo passo è fatto.