Intercettazioni, Alfano: divertenti ma costose
L'inchiesta P4 e la pubblicazione dei verbali delle telefonate riaprono la polemica sulla legittimità delle intercettazioni. Stamattina è arrivato il commento del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha parlato al centro studi di Confindustria: le intercettazioni costano tanto e non hanno nessun valore penalmente. "Tutte queste intercettazioni che leggiamo sull'inchiesta P4 - ha detto il Guardasigilli intervenuto al convegno del Centro Studi di Confindustria - sono anche divertenti ma non hanno niente di penalmente rilevante". "Non sono gratis per il sistema che paga. Il debito accumulato nei confronti delle ditte e degli operatori telefonici ammonta ad un miliardo di euro", ha concluso il ministro. IL GOVERNO TIENE, LE RIFORME COSTANO Dal palco di Confindustria il ministro Alfano ha parlato anche della tenuta del governo il ministro: "Negli ultimi 16 anni - ha detto - ha governato per otto anni il centrodestra e per otto anni il centrosinistra. Quindi qualsiasi polemica che io facessi sarebbe strumentale perchè la sinistra ha governato dal '96 al 2001 e dal 2006 al 2008 mentre noi dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011 e speriamo e crediamo di arrivare al 2013". "Tutti siamo riformatori in Italia, tutti vogliono riforme ma tutti le vogliono in casa altrui, nei settori dove operano altri". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel suo intervento al Csc di Confindustria. "Ma fare riforme, nel concreto, quando intervieni con il bisturi nella carne viva nel funzionamento della società, ha un costo. Sulla vicenda della riduzione dei tempi ho tenuto duro e sono soddisfatto di questa scelta oltre che su quella del processo civile e dell'informatizzazione", ha aggiunto. CICCHITTO: USO SCANDALOSO DELLE INTERCETTAZIONI "Quello che sta avvenendo con la sistematica pubblicazione di intercettazioni che non hanno alcun rilievo penale, ma che riguardano la vicenda politica italiana è semplicemente scandaloso - ha aggiunto Fabrizio Cicchitto - anche perché è una operazione mirata e a senso unico con l'evidente obiettivo di destabilizzare il Pdl". Il capogruppo del Pdl alla Camera non ha specificato se la maggioranza ricorrerà o meno a un decreto per disciplinare le norme sulle intercettazioni: "Questo ora non lo so dire". La polemica è arrivata a pochi giorni dal Consiglio nazionale del Pdl che dovrà nominare Alfano alla segreteria del partito, mentre non è stato ancora fatto il nome del suo successore a via Arenula. Fonti parlamentari del Pdl sostengono che Anna Maria Bernini resti la candidata più probabile e che lo stesso Berlusconi voglia una donna a via Arenula. Ma all'interno del partito la posizione non è unanime e non sono definitivamente archiviate le possibilita' che a sedere sulla poltrona di Alfano sia Maurizio Lupi. LE OPPOSIZIONI CONTRATTACCANO La risposta dell'opposizione alle parole del ministro e del capogruppo Pdl non si è fatta attendere. A partire da Gianfranco Fini: "C'è l'antico problema della opportunità o meno di pubblicare le intercettazioni, mi auguro solo che il governo riponga nel cassetto l'idea di intervenire con un decreto". Lo ha detto il presidente della Camera a Otto e mezzo spiegando che anche uno "studente di diritto costituzionale può capire che non verrebbe rispettato il requisito di straordinaria necessità e urgenza". "Un sistema che escluda dai fascicoli delle inchieste penali le intercettazioni irrilevanti è necessario", ha detto il responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando, ma non si deve fare una legge che blocchi o limiti un "importante" strumento di indagine. Anche l'Udc ha voluto ribadire la necessità di una riforma sulla disciplina delle intercettazioni, ma, ha spiegato Roberto Rao, "non la si può fare con questo Governo e questa maggioranza". Più netta la posizione dell'Idv che ha detto 'no' al "bavaglio" e ha chiesto una commissione d'inchiesta.