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Il vento cambia, le idee no

POlemica per il manifesto della Festa dell'Unità

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Cambia il vento ma non le polemiche sull'utilizzo del corpo della donna nella pubblicità. La bufera questa volta investe il comitato romano del Pd, organizzatore della Festa dell'Unità. Al centro della querelle, che dai manifesti appesi ai muri è già sbarcata sul web, un poster che mostra le gambe di una ragazza scoperte sotto una gonnellina rosa, e lo slogan: "il vento cambia". L'immagine non è piaciuta al comitato "Se non ora quando", che dopo lo "sconcerto" ha scritto al Partito democratico, promotore dell'evento. "L'abbinamento fra lo slogan 'Cambia il vento' e l'ennesima immagine strumentale del corpo femminile - si legge nella nota - ci lascia stupite e attonite. Il comitato protesta ancora una volta di fronte all'uso del corpo delle donne come veicolo di messaggi che nulla hanno a che fare con esso e invita il Partito democratico romano a ritirare la campagna per rispetto verso milioni di donne italiane". Proteste anche all'interno del Pd. "L'uso strumentale del corpo delle donne è bandito dalla nostra cultura politica. Per questa ragione ci auguriamo che il Partito voglia ripensare la campagna promozionale per la festa", dichiarano in una nota Riccardo Corbucci, vicepresidente del consiglio del IV Municipio, Silvia Di Stefano coordintrice del circolo Settebagni e membro della direzione regionale del PD e Maria Teresa Ellul, coordinatrice del circolo Nuovo Salario. LA PROTESTA SUL WEB Dalla strada alla Rete, sono moltissimi i messaggi condivisi su Facebook e gli altri social network che fanno riferimento alla campagna pubblicitaria. Molti non condividono la scelta di associalre alle gambe di una donna il messaggio del "cambiamento".  "Anche il Pd si affida al Pilu", scrive un utente di Twitter, mentre un altro internauta dice degli organizzatori "maschilisti e pure scemi". "A noi il manifesto della Festa dell'Unità del Pd romano piace - dice Sara Battisti, Segretario Giovani Democratici del Lazio. - In quel manifesto si ravvisa più la poesia frivola e rivoluzionaria di una Marylin Monroe, che non la volgarità televisiva a cui siamo abituati".

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