Eni, Atac, tv e ministri. Bisignani è superman?
E poi uno si domanda perché Luigi Bisignani non abbia scritto più un libro dopo le due spy story che lo avevano fatto ribattezzare il Ken Follett italiano. Il povero Gigi non aveva tempo. Sempre attaccato al telefono, inchiodato da una parte all'altra delle scrivanie, attovagliato a cene o incollato ai tavolini dei bar stordito da chiacchiere e cappuccini dei questuanti di turno. Dalla valanga di intercettazioni, di interrogatori e dai commenti a margine fatti dagli stessi pm napoletani, emerge il ritratto di un dio uno e trino che nell'ombra dirige l'orchestra dei valzer di poltrone. Che tira i fili della politica, dell'editoria e della finanza, dalla Rai all'Atac, dall'Eni a Finmeccanica, dalle Fs a Unicredit. Che decide i destini di Santoro, della Santanché, di Briatore e pure della Fenech. Ricordiamole, allora, le gesta di questo gran burattinaio che ci vengono narrate con gran dovizia di particolari dall'inchiesta sulla P4. E partiamo dalla Capitale dove il dio Bisignani, secondo i pm, esercita la sua «capacità di influenza» sul sindaco Alemanno nella nomina dell'ad di Atac Maurizio Basile, e dove sarebbe stato anche il regista (mentre però era in gommone a Giannutri, secondo i verbali) della nomina del nuovo presidente della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Cremonesi. Un passatempo rispetto a trattative assai più delicate come quelle gestite per l'Eni con l'ambasciatore libico a Roma. Gaddur: nei verbali si parla ad esempio di questioni collegate al rinnovo del contratto gas con Tripoli che l'ad del Cane a sei zampe, Paolo Scaroni, aveva rinegoziato ad agosto 2010. Anche Lorenzo Borgogni, che cura le relazioni esterne di Finmeccanica ha avuto a che fare con Bisignani: «L'ho conosciuto nel 2002 subito dopo essere arrivato in Finmeccanica con l'ingegner Guarguaglini, lui era una sorta di tutor dell'allora direttore generale e amministratore delegato Roberto Testore, che era molto legato agli Agnelli e veniva dalla Fiat... ». Burattinaio, lobbista, faccendiere, problem solver e pure tutor. Ma da buon ex giornalista, il dio Bisignani si occupa anche di comunicazione, palinsesti e editoria. Fa il ghostwriter-badante per l'ex direttore generale della Rai, Masi, che gli fa scrivere anche la lettera di licenziamento per Santoro e, sempre secondo il quadro delineato dai pm nell'inchiesta, aiuta la Santanché a raccogliere pubblicità per la sua «Visibilia», società che lui stesso avrebbe consigliato di creare. Al sottosegretario, Gigi suggerisce anche, attraverso un amico, una serie di investimenti per conquistare tutto il mercato del nord: «L'acquisto delle edizioni locali per il Piemonte, la Lombardia e il Veneto, dei quotidiani Metro, News e anche Epolis per un fatturato di 10 milioni di euro». Progetta, pianifica, delinea strategie. E trova pure il tempo di far mandare a casa l'amministratore delegato della seconda banca italiana. In un articolo uscito ieri su Repubblica si parla di una vera e propria congiura che Bisignani avrebbe ordito insieme al vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, e al presidente di Allianz, Enrico Cucchiani, per far saltare l'allora ad di Unicredit, Alessandro Profumo, con l'accusa di aver occultato l'ingresso dei libici a piazza Cordusio. Congiura consumata durante una cena nella villa di Gigi all'Argentario verso la metà di agosto. Il dio della P4 fa finta di andare in ferie ma non si riposa mai, nemmeno la domenica. E nella sua infinità misericordia aiuta tutti. Anche i frati di Assisi. Annotano gli investigatori: «Il sette gennaio scorso venivano intercettate delle conversazioni dalle quali emergeva che tale «padre Enzo» contattava Rita (la segretaria di Bisignani) al fine di avere un incontro urgente con Bisignani riferendole che «il Papa ha annunciato l'incontro ad Assisi con tutti i leader religiosi del mondo», aggiungendo che aveva bisogno di parlare con il «Gabinetto di Bondi». Le vie di Luigi sono infinite.