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Ok al decreto sviluppo Il governo oltre quota 316

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Lamaggioranza supera indenne il primo ostacolo della settimana. Oggi si saprà se dovrà nuovamente confrontarsi con i numeri altalenanti della Camera (non è ancora chiaro se il passaggio parlamentare chiesto dal Capo dello Stato sui nuovi ingressi nel governo si chiuderà con un voto). Intanto ieri ha incassato il voto di fiducia sul decreto sviluppo. È l'ennesima prova di forza dopo quel 14 dicembre 2010 che è ormai diventata una data simbolo dell'attuale legislatura. Da allora, infatti, Silvio Berlusconi, pur ferito, non ha fallito un colpo. E l'opposizione, nonostante continui a darlo per «morto», non è più riuscita ad impesierirlo seriamente. Ieri l'asticella del centrodestra ha toccato 317 deputati (293 no, due astenuti). Che vuole dire maggioranza assoluta a Montecitorio, ma anche miglior risultato dallo scorso dicembre. Non male viste le recenti schermaglie tra Lega e Pdl. E poco importa che nel voto finale i sì siano scesi a 308 (288 no, due astenuti), l'impressione è che con qualche aggiustamento di rotta l'obiettivo di arrivare alla fine della legislatura sia tutt'altro che irraggiungibile. Alcune annotazioni a margine. L'ex Fli Giulia Cosenza, ritornata nel Pdl, ha votato per la prima volta con la maggioranza dopo la rottura tra Fini e Berlusconi. Al voto di fiducia erano 4 gli assenti tra i finiani: Andrea Ronchi (da tempo in rotta con il proprio partito), Gianfranco Paglia, Mirko Tremaglia e Francesco Divella. A questi si aggiungono Antonio Gaglione, Italo Tanoni, Ferdinando Latteri e Calogero Mannino del gruppo Misto, il responsabile Massimo Calearo, Carmelo Porcu (Pdl), Elisabetta Zamparutti (Pd), Riccardo Merlo e Pietro Marcazzan dell'Udc. Astenuti i due deputati delle minoranze linguistiche (Karl Zeller e Sigfried Brugger), erano in missione Angelo Salvatore Lombardo (Mpa), Luca Volontè (Udc), l'ex sottosegretario Daniela Melchiorre (Liberaldemocratici) e Piero Fassino che eletto sindaco di Torino non si è ancora dimesso da deputato. Insomma sarà anche vero, come dice Pier Luigi Bersani, che «più la barca affonda, più stanno attaccati», ma l'impressione è che il Cavaliere possa guardare con una certa serenità al futuro. Ora il testo del decreto sviluppo passerà al Senato per il via libera definitivo. Tra le misure introdotte quella che toglie ed Equitalia, riconsegnandola ai comuni, la funzione della riscossione delle entrate. Saltate quelle sul diritto di superficie delle spiagge mentre i distretti turistici restano aree a "burocrazia zero". Nic. Imb.

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