Da Pontida a Roma. Per Bossi è l'ora dei fatti

A Pontida tutto è tornato alla normalità. E mentre nella cittadina bergamasca l'ultimatum lanciato da Bossi a Berlusconi è ormai un ricordo, a Milano i vertici del movimento nordista si sono incontrati per fare in modo che dalle parole si passi in fretta ai fatti. L'imperativo che è uscito dalla riunione convocata dal Senatùr alla vigilia della verifica parlamentare richiesta da Giorgio Napolitano è uno solo: «mantenere le promesse», a qualunque costo. In via Bellerio, così, seduti allo stesso tavolo, si sono accomodati il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, e i capigruppo di Senato e Camera, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni. Ed è proprio quest'ultimo ad aver ricordato alcuni passaggi fondamentali del messaggio di domenica: «A Pontida abbiamo dato un'agenda fitta: abbiamo l'esigenza che sia rispettata». E ha aggiunto: «Noi siamo al governo per fare le riforme e il raduno sul «sacro» prato ha dimostrato la forza della Lega e la compattezza del partito attorno al suo leader». Poche parole che racchiudono tutta l'essenza del «nuovo» impegno leghista a sostegno della maggioranza. Occhi puntati quindi sulle prime due «scadenze» che il Carroccio ha imposto al governo. La prima è l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della riforma costituzionale che prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari e la creazione di un Senato Federale. L'altra è l'approvazione, sempre da parte del Cdm, del decreto legge sulle missioni militari con riduzione dei contingenti impegnati all'estero. Due promesse che il partito del Sole delle Alpi deve mantenere entro il quattro luglio. E poi? Se questo non accadesse? La risposta arriva direttamente dall'eurodeputato leghista Matteo Salvini che, senza mezzi termini minaccia: «Se Berlusconi non rispetta le nostre scadenze, ci arrabbiamo come recitava il titolo di un famoso film di Bud Spencer e Terence Hill». Una frase tagliente che l'esponente del partito del Nord rilascia al programma di Radio2 Un giorno da Pecora. Ma quando l'intervistatore gli chiede se la Lega uscirà dal Governo allora i toni cambiano: «Aspettiamo. Se non succederà niente vorrà dire che l'appeal del Presidente del Consiglio nei confronti del popolo di Pontida sarebbe sicuramente inferiore rispetto a qualche anno fa». E quindi, cosa farete? «E quindi ci sta anche che se ci sono dei "no, no, no, no", i "no" poi li diciamo anche noi». E intanto oggi la prima prova di fedeltà andrà in scena al Senato dove il governo ha posto, per la quarantaquattresima volta, un voto di fiducia. Nessuna sorpresa dalla Lega che, dopo le rassicurazioni venute da Pontida, dove Bossi ha affermato che «fare cadere il governo ora sarebbe un regalo troppo grande per la sinistra», dovrebbe essere tranquilla e compatta con la maggioranza a votare positivamente il maxiemendamento al decreto sviluppo. Ma, come ricorda il senatore nordista Piergiorgio Stiffoni, «forse non è il caso, per gli amici del Pdl, di sottovalutare le decisioni del campo di Pontida dove non siamo andati per fare una scampagnata ma per dare delle indicazioni».