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Bossi: «A Pontida si gridava secessione, non successione»

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Successione?Ma dove. Roberto Maroni possibile delfino? Forse ma non ora. Umberto Bossi torna a ruggire: «Sono ancora giovane. La gente a Pontida era venuta per me e gridava secessione, non successione». L'Umberto, rientrato a Roma dopo l'«ultimatum» lanciato al Cav continua a tenere alta la suspence dicendo che «nulla è scontato» a chi gli chiedeva come finirà la verifica di oggi alla Camera. Lo stesso leader della Lega ieri non ha seguito, peraltro, il discorso del Cav al Senato per la prima tranche della verifica. Una verifica che intanto questa mattina il Carroccio farà al suo interno dato che durante una riunione del gruppo potrebbe mettere ai voti la riconferma del capogruppo a Montecitorio. Secondo indiscrezioni al posto dell'attuale, Marco Reguzzoni, è dato come probabile successore Giacomo Stucchi, leghista della prima ora e vicino a Maroni. Una decisione che secondo Reguzzoni non dovrebbe esserci («credo non succederà niente di trascendentale») ma che Bossi ritiene un passaggio obbligato: «Dopo un po' di tempo vengono rieletti». Un segnale chiaro della nuova fase politica che si è aperta dopo Pontida e che si potrebbe abbattere anche sui segretari di Veneto e Lombardia a rischio commissariamento. Un'eventualità che però Bossi smentisce categoricamente: «Sono tutte balle». Infine ieri è arrivata dalla Lega un'apertura anche sulla riforma della legge elettorale. Bossi avrebbe detto: «È una delle cose su cui si può ragionare, un accordo si può fare». Disponibilità che però ha incassato la freddezza del Pdl e lo scetticismo del Pd che ha ribattuto: «È difficile credere ancora a Umberto Bossi». Ale. Ber.

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