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Berlusconi: la maggioranza c'è Caos e scontri davanti alla Camera

Berlusconi in Senato

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"Con il voto di fiducia di ieri per la prima volta la maggioranza, da quando è fuoriuscito un gruppo, ha superato quota 316. Questo dimostra che la maggioranza c'è ed è coesa". Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, aprendo l'informativa nell'Aula della Camera per la verifica di governo, facendo riferimento al voto di ieri sulla fiducia per il dl sviluppo, in cui la maggioranza ha raggiunto quota 317. "È nostra intenzione completare il programma di governo arrivando alla scadenza naturale della legislatura e i cittadini potranno giudicare il nostro operato con le elezioni politiche generali".    "Alcuni dei parlamentari che sono usciti dalla maggioranza, e che erano stati eletti nel Popolo della Libertà grazie a un simbolo su cui era scritto 'Berlusconi Presidente', oggi fanno dell'antiberlusconismo la propria bandiera politica - ha detto il premier a Montecitorio - Alcuni di loro avevano fatto del bipolarismo la propria ragione di vita, e si ritrovano ora in un terzo polo che vuole l'esatto contrario". "Ma ad essere chiamati trasformisti non sono questi parlamentari che sono usciti dalla maggioranza - ha proseguito Berlusconi - ma al contrario quelli che con senso di responsabilità hanno deciso di sostenere il Governo scelto dagli elettori. Io non mi stupisco più di nulla, e so bene che questo è il solito doppiopesismo di un certo modo di fare opposizione, ma tutto questo mi porta a dire che la notizia vera è che l'Italia continua ad essere governata da chi ha vinto le elezioni nel 2008 nonostante il tentativo di realizzare l'esatto contrario".   "Sia chiaro, non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi o fare il leader a vita del centrodestra". Il presidente del Consiglio ribadisce il concetto espresso ieri in Senato. Dai banchi dell'opposizione si leva qualche mugugno a questo passaggio, e il premier per un attimo smette di leggere il discorso, sorride e rivolgendosi alla sinistra afferma: "Vi assicuro che è un grande sacrificio, grandissimo..." Poi prosegue, tra gli applausi della maggioranza: "Voglio però fortissimamente lasciare all'Italia, come mia eredità politica, un grande partito ispirato al Partito popolare europeo".   "Rivendico come un risultato formidabile del nostro governo il fatto di avere messo al riparo il debito pubblico italiano dagli attacchi speculativi. Sarebbe folle rimettere tutto in discussione e renderci vulnerabili con una crisi al buio proprio ora che dobbiamo agganciare la crescita - ha dettoBerlusconi ribadendo quanto detto ieri in Senato - Le agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo l'occasione giusta per colpire le prossime prede che mostrino segni di debolezza". "Non intendo polemizzare con le forme e i contenuti espressi dalle altre forze politiche ha continuato  - La sinistra può affinare la sua propaganda, può raccogliere qualche voto in più di protesta, può continuare a organizzare il sabotaggio a suon di fischi dei nostri incontri pubblici, può avvantaggiarsi non avendo l'onere di governare il Paese in questi anni turbolenti, ma una cosa è certa: le tre o quattro opposizioni esistenti in Aula e nel Paese sono profondamente divise tra loro e non sono in grado di esprimere un leader o un programma". Un grosso petardo è stato fatto esplodere dai manifestanti davanti alla Camera durante l'informativa del premier. Un boato che ha scosso piazza Montecitorio, mentre sono in corso le comunicazioni di Berlusconi in Aula, e fatto scattare il cordone di polizia che presidia il Palazzo, con scudi e casco. Scontri tra polizia e Cobas si sono verificati davanti alla sede della Camera: la polizia è schierata in assetto antisommossa mentre alcune persone sono state protagoniste di episodi di aggressione nei confronti dei manifestanti e dei giornalisti che assistevano alla scena. Una manifestazione di precari della pubblica amministrazione davanti alla Camera si è improvvisamente accesa con lancio di pedardi ed ortaggi contro la polizia che, in assetto antisommossa, ha creato un cordone ad una trentina di metri dall'ingresso della Camera dove sono terminate da poco le comunicazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La polizia ha fronteggiato i manifestanti, che urlavano contro il governo "dimissioni, dimissioni", spingendoli alcuni metri indietro. "Un tasso di evasione fiscale senza eguali in occidente", afferma il premier, Silvio Berlusconi, nel suo intervento alla Camera, "assieme all'eccessiva burocrazia, alla giustizia, soprattutto quella civile, che ha tempi biblici, sono tutti fattori "che impediscono alla nostra economia di crescere come quelle degli altri grandi Paesi europei". Passaggio che suscita qualche mugugno dai banchi dell'opposizione. "Non abbiamo seguito le sirene di chi chiedeva provvedimenti in deficit. E sarebbe stato da irresponsabili aumentare la spesa pubblica", ha detto ancora Berlusconi. "Quando si guarderà a questi anni di governo con animo meno acceso e mente più serena, non si potrà non riconoscere che siamo riusciti, in una condizione quasi proibitiva, a fare quello che altri Paesi non hanno avuto la capacità o la fortuna di riuscire a fare", rivendica il premier. "Tutti sanno e tutti ci riconoscono - ha aggiunto il premier - che la conduzione della politica economica dell'esecutivo nel corso della crisi ci ha salvato da una minaccia di default finanziario, parola che suona in italiano in modo ancor più sinistro: significa fallimento". "Oltre alla stabilità le riforme sono i punti cardine del rilancio del Paese e sarebbe utilissimo uno sforzo comune per realizzarle al meglio", ha detto.  Durerà otto ore il dibattito a Montecitorio per la seconda fase della verifica parlamentare sul governo chiesta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo l'allargamento dell'esecutivo con i nuovi sottosegretari. "Nulla è scontato", aveva avvertito il leader della Lega Umberto Bossi, ieri grande assente nell'aula a palazzo Madama. Giulio Tremonti è arrivato due ore dopo l'avvio della dell'informativa del premier. Proprio a Bossi e Tremonti, Berlusconi, nell'intervento al Senato, si è rivolto più volte. Sottolineando di "non volere affatto restare in eterno a palazzo Chigi" ma di essere pronto a passare la mano, una volta portata a termine la legislatura e ristrutturato il centrodestra. "Una crisi al buio - ha sottolineato - oggi sarebbe una follia: una sciagura per il Paese", rilanciando "entro l'estate" la presentazione della delega per una riforma fiscale "senza buchi di bilancio", come da Tremonti richiesto, che riduca a tre le aliquote e semplifichi l'intero sistema tributario. Altri due i punti salienti del suo piano di rilancio del governo: la riforma della Giustizia e quella delle Istituzioni, sulle quali ha teso la mano alle opposizioni. Proprio dalla Camera, dove oggi alle 11 Berlusconi si presenterà, è giunta ieri la fiducia netta sul maxiemendamento del dl sviluppo con 317 sì, cifra mai raggiunta a Montecitorio dopo l'addio di Fini. Ma in serata il decreto è passato "solo" con 308 voti. Altro segnale non gradito al premier: in aula sono passati tutti gli odg delle opposizioni contro il trasferimento al Nord dei ministeri. "Berlusconi? Non so cosa ha detto - ha commentato Bossi sul discorso del premier al Senato - non l'ho sentito, lo sentirò alla Camera...". Parole colte al volo dall'opposizione. Che se ieri al Senato ha rinunciato a chiedere un voto sul governo dopo il discorso di Berlusconi, non ha ancora chiarito se alla Camera farà altrettanto. Deciderà dopo la replica del premier. Con le antenne dritte sugli umori leghisti.  

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