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Voto sul proporzionale? Roba di vent'anni fa

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Le grandi svolte producono sempre molti nostalgici. Dopo l'unità d'Italia il Sud fu travagliato per decenni da chi voleva restaurare i Borboni, e ancora oggi si parla di un partito neo borbonico. Dopo il crollo del muro di Berlino una quota di russi, che veniva calcolata tra il 10 e il 15%, e a volte si organizzava in partiti, chiedeva apertamente il ritorno al comunismo. Non c'è niente di strano quindi che a vent'anni dalla rivoluzione politica che ha cancellato la prima Repubblica e portato alla elezione diretta di sindaci e governatori e al maggioritario, ci siano ancora italiani che guardano con nostalgia ai bei tempi passati. Personalmente considero una follia politica l'eventuale restaurazione della prima Repubblica con i suoi governi, della durata media di nove mesi, fatti e disfatti dai partiti alle spalle degli elettori, la partitocrazia dilagante e l'incapacità di decidere che aveva fatto esplodere il debito pubblico. Credo che il nuovo sistema, oltre ad averci dato sindaci e governatori che grazie a Dio sono in grado di amministrare bene, abbia imposto un principio sacrosanto: il governo lo scelgono i cittadini con il voto, e non i partiti dopo. E dal '94 gli italiani hanno votato per il governo e per il premier, e, sempre grazie a Dio, abbiamo sinora avuto una alternanza perfetta, destra e sinistra si sono avvicendate ad ogni elezione. Ma è legittimo pensarla diversamente. E peraltro sono io il primo a riconoscere che il maggioritario e il bipolarismo che abbiamo sono incompleti e a considerare una schifezza la famosa legge Calderoli, cioe il porcellum, con la sua lista bloccata. Quindi non mi scandalizzo se qualcuno propone di cancellare tutto e tornare indietro a vent'anni fa. È per l'appunto ciò che tenta di fare un referendum presentato pochi giorni fa dal senatore Passigli, il cui contenuto è quello di cancellare il premio di maggioranza: ovvero, per dirla in soldoni, di tornare al vecchio sistema della proporzionale, cioè al meccanismo per cui ogni partito presenta la sua lista, prende i suoi deputati, e il governo si fa (e si disfa) con gli accordi successivi tra i capipartito. Operazione che io considero nefasta ma, ripeto, legittima. Quello che non è legittimo è mascherare questa strategia dietro una spessa cortina fumogena, e presentare il referendum non come il ritorno alla prima Repubblica, ma come un meccanismo che si limiterebbe a liberarci dalla legge attuale, dalla lista bloccata, senza toccare le conquiste che con grandi fatiche abbiamo raggiunto, cioè il potere del cittadini di scegliere chi lo deve governare. In questo c'è una doppia falsità. Il quesito proposto, come ha dimostrato un autorevole costituzionalista come Barbera, finisce per la lasciare inalterato l'infame meccanismo della lista bloccata, per il semplice motivo che il quesito che lo propone è totalmente privo dei requisiti di costituzionalità ed è destinato ad essere bocciato dalla Corte. Ciò che invece rimarrà dopo il vaglio della Consulta, e se raccoglieranno le firme arriverà al voto, è il congegno che ci riporta al vecchio sistema della proporzionale, è il principio per cui il governo è scelto dai cittadini, principio che, con sistemi diversi, è alla base delle democrazie anglosassoni e di tutti i sistemi occidentali. L'intenzione di liberarci dal porcellum è solo uno specchietto per le allodole utile per raccogliere le firme. Tra chi ha condotto le battaglie referendarie degli anni '90 e questo referendum vi è una alternativa totale. Noi abbiamo distrutto la prima Repubblica e dato all'elettore l'elezione diretta di sindaco e governatore e, col maggioritario, il potere di scegliere il governo. Voi volete cancellare tutto questo.

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