Sono berlusconiano e ho qualcosa da dichiarare
Le forze della Buoncostume Progressista hanno fermato un mio amico e gli hanno chiesto: lei è mai stato berlusconiano? Quello li ha guardati, ha sorriso, è sceso dalla macchina impolverata e ha risposto: "Sì, sono berlusconiano e ho qualcosa da dichiarare". Presi in contropiede, gli agenti democratici si sono accigliati e hanno replicato con un sospettoso: "Prego, dica pure…". Ecco il verbale raccolto dagli intrepidi moralizzatori: "Sono stato berlusconiano e, confesso, lo sono ancora. Non mi sento affatto in colpa per questa mia scelta. Ho votato Forza Italia fin dal 1994, poi il Pdl e domani non voterò nessuno. Sono stato berlusconiano perché quando è caduta la Prima Repubblica non potevo pensare al paradosso storico dei post-comunisti che in Europa venivano sepolti dalle macerie del Muro di Berlino e da noi s'apprestavano a governare grazie alle inchieste della magistratura. Sì, lo ammetto, sono stato berlusconiano perché ho creduto nella rivoluzione reaganiana importata in Italia, perché non ne potevo più del consociativismo e pensavo che quel signore venuto da Arcore fosse qualcosa di diverso. Sono stato berlusconiano e non mi pento neanche un po' di questa disordinata avventura politica ed esistenziale. Perciò ho qualcosa da dichiarare: del berlusconismo non avete capito mai niente. Chi vota il Cavaliere non è lobotomizzato e non è antropologicamente inferiore. Anzi, ho il sospetto fondato di esser migliore dei miei amici di sinistra che sfilano con gli operai e fanno il week end a Capalbio. Non vi farò cambiare idea. Lo so. E capisco il vostro sguardo perplesso, i vostri dubbi sulla mia versione dei fatti. Ma fidatevi, ho letto anche io i testi della Scuola di Francoforte, perfino Marcuse, per non parlare di Gramsci che fin da piccolo ho divorato. Ero figlio di poveri, volevo capire dove stava l'ingiustizia che vedevo sotto i miei occhi. Poi sono cresciuto in maniera anarchica e oggi addirittura so di vini e riconosco certe marche di champagne. Però mi annoia delibare in maniera progressista. Ecco, proprio lo Slow Food non sono mai riuscito a comprenderlo del tutto. È un limite. Tuttavia ho una discreta praticaccia del belmondo dal quale provengono le vostre icone contemporanee. Saviano? Ah, sì, certo, dovrei rispondervi: be', come scrittore non vale niente, non ho letto Proust perché mai dovrei leggere Saviano? Dite che questo aggrava la mia posizione? Be', ma sono stato berlusconiano e dunque immagino di essere per voi irrecuperabile. Un campo di rieducazione progressista? No, dai, non fa per me. Tutto quel Zagrebelsky da leggere, non ce la posso fare. Confermo: ero un ribelle fin da piccolo, figuriamoci se funziona ora nella mia mezza età. Scalfari? Ovviamente lo ammiro, un grande imprenditore. Come? Sì lo so che è un giornalista, ma Eugenio per me è prima di tutto un uomo d'impresa, sapete come si apre (senza mai chiuderlo) un giornale? Bisogna essere intelligenti e tenaci. Non vi convinco? Non cito i suoi libri e dunque voglio solo sviarvi? Mi dispiace. Forse è perché sono berlusconiano. Sì, certo, che pago tutte le tasse, faccio parte del gruppetto di quelli che non riescono a comprarsi un appartamento in centro a Roma, non ha lo yacht e non possiede neppure un Suv, ma per il fisco è ricchissimo, insomma sono il fesso che paga le tasse per i furbi. Orgogliosamente prezzoliniano. E berlusconiano. La mia vita berlusconiana è stata più precaria di quella dei precari che sono in piazza, sono sempre stato imprenditore di me stesso. No, non salgo sui tetti come il vostro grande timoniere Bersani. Non ce la faccio, soffro di vertigini, mi sporco i vestiti, ho solo tre giacche tre per stagione e soprattutto non ho tempo: sapete, devo lavorare, dodici ore al giorno, partecipo attivamente alla creazione di una cosa chiamata Pil. Cos'è? No, nessuna associazione segreta, non so niente di P4, ma attendo con ansia la P5 e pure la P6. Il Pil, dicevo, è semplicemente quella ricchezza che volete redistribuire attraverso sussidi vari anche a chi non li merita. Sissignori, sono i miei soldi. Sono irrimediabilmente berlusconiano e continuo ad esserlo mentre Berlusconi si è dimenticato cosa significa. Io mi ricordo il popolo delle partite Iva, gli imprenditori e quella promessa: meno tasse per tutti. Come tutti i berlusconiani, sto ancora aspettando che questo e molto altro accada, anzi, vogliate correggere il verbale cari agenti, io in quel miracolo non ci spero più perché sono stato berlusconiano, lo sono ancora e Berlusconi non lo è più".