Siamo al rogo del diritto
Oramai in procura non ci si limita a passare i verbali d'interrogatorio alla stampa, li si commenta e se ne indirizza la lettura. Hanno ragione, i pubblici ministeri, perché dopo anni passati a far da velinari anche i giornalisti tendono all'analfabetismo. Meglio non fidarsi del loro comprendonio, meglio guidarli, che, tanto, sono docili. Un procuratore giunse a dare loro le illustrazioni, convinto che solo quelle siano capaci di capire, nei libri. Così i magistrati che hanno in mano la formidabile P4, la loggia non loggia che determinava ogni cosa, muovendo soggetti di cui noi, poveri disgraziati che ancora s'occupano di politica, manco conoscevamo l'esistenza, quei procuratori, dicevamo, nel fornire l'informazione che Mauro Moretti è indagato per favoreggiamento hanno la cura di sintetizzare che le sue dichiarazioni sono delle prese in giro. E, badate, non si gridi alla persecuzione politica, perché Moretti viene dalla Cgil. È di sinistra. Quello che lo travolge non è un disegno politico, è un frullatore nel quale si gettano pezzi interi di un'Italia oramai pronta a tutto. Del resto, il Corriere della Sera s'accorge che il processo Mills non potrà mai giungere ad alcuna conclusione, che se ci avessero letti lo saprebbero da sempre, e fuori dal tribunale sono spariti sia avversari che tifosi. Le elezioni sono passate. È il turno della bancarotta giudiziaria. Del ministro Stefania Prestigiacomo leggiamo l'accorata supplica a Luigi Bisignani: se escono le intercettazioni mi rovinano. Ce ne risparmieremo la lettura: se lo dice lei... C'è ancora qualcuno in grado di capire che questo è il rogo del diritto? Oppure sono tutti morti soffocati dalla viltà ipocrita di chi ripete: la giustizia faccia il suo corso? Noi alla giustizia ci crediamo, per questo non la riconosciamo.