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segue dalla prima di CAMILLA CONTI Gli appassionati del genere che erano impazziti per le chiacchierate dei furbetti del quartierino e gli autogol telefonici di Calciopoli non resteranno delusi.

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Dimezzo c'è il faccendiere più affaccendato d'Italia, l'«uomo che collega» , quello che «vedo gente, risolvo i problemi», il lobbista di Palazzo, Luigi Bisignani. Grazie a lui, il rito delle intercettazioni estive è stato rispettato in grande stile. Una valanga di intercettazioni, di interrogatori, di gossip e di veleni. Spuntano anche nuovi indagati ma per ora reati zero. Ieri il motore della macchina del polverone ha quasi fuso dal gran lavoro. Le turbine hanno cominciato a girare verso le 14 quando Bisignani, agli arresti domiciliari per favoreggiamento, è arrivato al Tribunale di Napoli a bordo di una Mercedes classe A. L'interrogatorio davanti al gip Giordano è finito intorno alle 15,30. Le domande del giudice si sono concentrate su almeno tre (su nove originari) capi di imputazione contestati dai pm a Bisignani nell'ordinanza di arresto: tre ipotesi di favoreggiamento per le quali è stato emesso il provvedimento restrittivo. Tra i reati per i quali non è stata, invece, concessa dal gip la custodia c'è l'associazione segreta. L'interrogatorio di garanzia è stato breve «perché avevamo già chiarito tutto», ha detto uno dei legali. Aggiungendo che Bisignani è stato sentito più volte «e io ho perso il conto mentre il dottore Woodcock ricorda cinque in tutto», ha detto l'avvocato. Lo stesso gip sarebbe rimasto «sorpreso» dal fatto che Bisignani sia stato sentito «anche dopo la richiesta di custodia cautelare». La difesa presenterà nei prossimi giorni istanza di revoca degli arresti domiciliari e valuterà un eventuale ricorso al tribunale del riesame. Menù poco interessante per gli appassionati dell'ultimo giallo dell'estate che sono comunque stati accontentati. Insieme all'interrogatorio di garanzia la procura ha infatti reso pubblica l'ordinanza che ha portato all'arresto dell'uomo d'affari e alla richiesta di custodia cautelare per il parlamentare del Pdl, Alfonso Papa. Intercettazioni e interrogatori, che secondo i pm Woodcock e Curcio, dovrebbero suffragare la loro richiesta e definire le accuse per gli indagati. I capitoli principali del fascicolo disegnano una rete di rapporti che, in questa fase, tutto sembra fuorché un'associazione segreta. Eppure i pm continuano ad aprire fascicoli: nell'indagine sulla P4 risulta indagato per favoreggiamento personale anche l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. Nella richiesta i magistrati scrivono che il nome di Moretti viene fuori in seguito alla denuncia che l'imprenditore De Martino avrebbe voluto presentare per una serie di presunti illeciti perpetrati ai danni della propria società da parte di Fs e segnatamente da alcuni soggetti dell'ufficio tecnico di Trenitalia legati all'ad Moretti. Denuncia che sarebbe stata «bloccata» da Papa, il parlamentare del Pdl nei confronti del quale è stato chiesto l'arresto. Interrogato, Moretti ha messo a verbale, dicono i pm «non solo di conoscere Bisignani e Papa» ma ha anche dichiarato «di essere stato contattato dall'onorevole Papa che - secondo il racconto di Moretti - si sarebbe lamentato per il trattamento ricevuto su un treno da parte di un controllore». Al riguardo, dicono ancora i pm, «appare invece evidente che, mentre appare una vera e propria presa in giro l'ipotesi che un uomo come il Papa potesse incomodare Moretti per una vicenda tanto banale, Papa, dopo aver bloccato la denuncia del De Martino abbia, poi, contattato Moretti per rivendicare l'azione e ottenere credito». Di Moretti parla anche Luca Cordero di Montezemolo, patron dei nuovi treni veloci Ntv, quando viene interrogato alla fine di febbraio: «Bisignani mi disse che Moretti di Ferrovie ce l'aveva con me». Ai pm napoletani Montezemolo dice anche di aver contattato Bisignani perché agisse «nell'interesse di Edwige Fenech, perché fossero mantenuti gli impegni già assunti con una casa di produzione che da anni si occupa di fiction per la Rai» e di avere assunto in Ferrari il figlio di Bisignani lo scorso anno: «Venni a sapere che lavorava per la Renault, e ciò perché Bisignani è amico di Briatore; l'anno scorso, dal momento che ci serviva un ragazzo giovane che trattasse con gli sponsor, dissi a Domenicali (Stefano Domenicali, direttore sportivo della Ferrari, ndr) di incontrare il figlio di Bisignani e di testarlo. Il ragazzo è poi stato assunto e mi dicono sia in gamba». Nessuno di tutti gli altri interlocutori di Bisignani comparsi nelle intercettazioni risulta al momento indagato, sputtanato sì. Dall'ex direttore generale della Rai Mauro Masi che si rivolse a Bisignani per «sondare il clima politico e l'aria del cda della Rai» sul licenziamento di Santoro. Alla ministra Stefania Prestigiacomo che il 2 dicembre al telefono con Bisignani come unico reato commette quello di preoccuparsi dell'essere intercettata (perché Bisignani sapeva di avere i telefoni sotto controllo dal pm Woodcock). Dal «pissi pissi» della deputata Pdl Biancofiore sul figlio della pm Bocassini, al povero vicepresidente del Csm, Michele Vietti, finito al centro dei pettegolezzi fra Bisgnani e Papa: «Ho un pettegolezzo su Vietti enorme... ha offerto una serata a quattro avvenenti ragazze che risultano lavorare all'ufficio legale delle Poste italiane», dice il parlamentare del Pdl in una telefonata dell'11 settembre del 2009 aggiungendo che «la serata è stata organizzata dal suo segretario Enrico Caratozzolo... e hanno organizzato per settimana prossima una festa privata in casa Vietti dove ogni ragazza dovrà cucinare una pietanza». Reati? Zero. Chiacchere tante. E la polvere monta. Ci finisce anche il sindaco di Roma, Alemanno. In un capitolo delle richieste di misure cautelari, i pm napoletani fanno riferimento in particolare alla testimonianza resa da Maurizio Basile, amministratore delegato dell'Atac, l'azienda di trasporti pubblici capitolina. Le scottanti rivelazioni? Basile racconta di essere stato presentato al sindaco da Bisignani, che Alemanno ha partecipato anche a due riunioni-cene a casa della madre di Bisignani, che durante una di quelle cene Bisignani fece parlare a telefono Alemanno e Briatore sul Gran Premio a Roma, che il sindaco doveva designare il direttore del Teatro Stabile di Roma e Luca Barbareschi era interessato, che Bisignani gli chiede informazioni su Barbareschi ma che poi il sindaco ha nominato un altro, e cioé Gabriele Lavia che non è certo riconducibile al centrodestra. Sulla nomina al Teatro Stabile è stato ascoltato dai pm come testimone l'attore e parlamentare Luca Barbareschi che conferma di essersi rivolto a Bisignani «per chiedere un suo interessamento in merito a una mia nomina a direttore artistico del Teatro Stabile di Roma. Lui mi promise un interessamento ma di fatto non è riuscito ad ottenere nulla». Parecchio fumo e poco arrosto. Anche il sottosegretario Gianni Letta, interrogato lo scorso 23 febbraio, non fa mistero del suo legame con «Luigi»: «Non escludo che Bisignani mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell'autorità giudiziaria: sicuramente non mi ha detto che era intercettato e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto a Bisignani di non parlare troppo al telefono, visto che lui è piuttosto facondo», spiega Letta ai pm. «Con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia che io gestisco in modo istituzionale e corretto come ogni altro». «Bisignani è amico di tutti, Bisignani è l'uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è uomo di relazioni. Bisignani è persona estroversa, brillante e ben informata, ed è possibile che qualche volta dica più di quel che sa». Il sottosegretario racconta di esserne stato testimone di nozze, insieme a Lamberto Dini. «Ho conosciuto Bisignani quarant'anni fa, dal momento che il padre era molto amico del mio direttore del Tempo Angiolillo, poi ho conosciuto la madre, poi il fratello Giovanni e poi anche Luigi che cominciò a fare il giornalista con Libero Palmieri che aveva iniziato anche me al giornalismo; poi fece carriera e diventò caporedattore dell'Ansa di Roma». E ammette anche di conoscere l'onorevole Papa ricordando «che un giorno il Papa mi disse che aveva aspirazioni politiche. In seguito del Papa e delle sue aspirazioni politiche mi parlò anche il Bisignani. Io rappresentai tale aspirazione del Papa a Berlusconi, che mi disse che aveva ricevuto molte altre sollecitazioni riferite sempre al Papa. Dopo l'elezione a deputato il Papa mi chiese di fare il sottosegretario, ma non è stato mai accontentato». Ecco il nuovo giallo dell'estate, formato tabloid: Bisignani aveva un'agenda fittissima di contatti, faceva il suo mestiere, ovvero tessere relazioni ad alto livello, e non sempre otteneva i risultati sperati. E a proposito di gialli, alcuni editori starebbero cercando di ottenere i diritti per la ristampa di «Nostra Signora del Kgb» e «Il Sigillo della porpora», le due spy story scritte dal lobbista. Quando non stava al telefono.

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