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"Primarie per tutti, anche per il leader. Il Pdl deve crescere"

Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni

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«Ho pochissimo tempo da dedicarle. Si è appena concluso il mio quarantesimo appuntamento politico della giornata e mi aspettano per il quarantunesimo». Giorgia Meloni è indaffaratissima. La politica prima di tutto. Anche di sabato sera. In ballo c'è il futuro del Pdl e il ministro della Gioventù non è certo il tipo che si tira indietro. Ministro Meloni, lei è tra i primi firmatari (la 789esima) di una petizione on line per le primarie del Pdl. Perché? «Ho firmato volentieri la petizione lanciata dai blogger Andrea Mancia, Simone Bressan e Diego Destro. Sostengo tutte le iniziative che mirano ad ampliare la partecipazione della gente nelle dinamiche del Pdl. All'interno del nostro movimento ci sono energie straordinarie che possiamo e dobbiamo liberare perché rappresentano un eccezionale contributo alla crescita del nostro partito». La proposta di legge depositata da Cicchitto e Quagliariello non prevede l'utilizzo di questo strumento per la scelta del candidato premier. Lei cose pensa? «Cicchitto e Quagliariello hanno presentato una proposta che vuole istituzionalizzare questo strumento per quel che riguarda le cariche monocratiche e capisco la loro scelta, ma a livello di partito e di coalizione dobbiamo lavorare per definire dispositivi analoghi per selezionare dal basso anche la classe dirigente del partito».   Primarie anche per scegliere il dopo Berlusconi, insomma? «Primarie a tutti i livelli. Parliamoci chiaro: se Berlusconi si candidasse, non avrebbe rivali. Ma il tema non può rappresentare un tabù. Dobbiamo capire una volta per tutte che non si tratta di essere pro o contro il premier. La proposta non riguarda lui, ma la possibilità di stabilire le modalità con cui garantire la partecipazione della gente alla vita del Pdl per i prossimi decenni. È da queste scelte che dipende il partito che vogliamo costruire per le generazioni future».   Internet è partecipazione. Perché alcuni esponenti del Pdl (vedi Stracquadanio) non credono in questo strumento e deridono chi lo utilizza? «Rischiamo di commettere l'errore tipico di chi non si pone il problema di interpretare in modo concreto il proprio tempo, di chi a occhi chiusi condanna uno strumento e non si interroga su come poterlo utilizzare in suo favore. Non dobbiamo star qui a sindacare sui rischi delle le nuove tecnologie, ma capire come sta cambiando il modo di comunicare e starci dentro». O impari a gestire il cambiamento o alla fine lo subisci... «Esattamente. Dobbiamo iniziare a capire che internet, i blog - anche quelli satirici - ormai fanno più opinione di un fondo di un famoso notista che se ne sta nella prima pagina di un grande giornale. Condannare questi strumenti sarebbe come condannare l'avvento dell'elettricità e scegliere di rimanere al buio». Disposta anche a cambiare la legge elettorale, se la base lo chiedesse? «I cittadini hanno tutto il diritto di scegliere chi li governa. La legge elettorale va cambiata nel senso di dare la possibilità alla gente di selezionare i parlamentari. Quello che di questa legge dobbiamo difendere a tutti i costi sono invece gli strumenti che garantiscono il bipolarismo e l'alternanza. Di un ritorno alla partitocrazia non se ne parla. Se la legge elettorale dovesse rimanere questa, però, le primarie potrebbero essere il dispositivo per introdurre in qualche modo le preferenze e far scegliere agli elettori i nomi da inserire nelle liste bloccate». I giovani stanno dimostrando di voler partecipare sempre di più alla vita politica. Dove possono arrivare?  «Hanno dimostrato una gran voglia di esserci. Sia nei referendum, sia - soprattutto - nelle ultime Amministrative. Hanno grandi capacità da offrire. All'interno delle liste del Pdl c'erano facce nuove. Giovani militanti che hanno ottenuto tantissime preferenze, che hanno credibilità. Devono continuare così. Hanno il dovere di chiedere spazio e dimostrare quello che valgono. Perché nessuno ti deve regalare niente. Maggiore sarà la partecipazione, più numerose saranno le facce pulite che popoleranno la politica».  

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