Ordine del giorno di Pd, Terzo Polo e Idv: no a ulteriori sprechi di soldi
Depositato,primo firmatario il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, l'odg «impegna il governo a non considerare l'ipotesi di trasferimento dei ministeri, dei relativi dipartimenti e dei dipartimenti della Presidenza del Consiglio», che «risulterebbe in contrasto con la disciplina inerente a Roma Capitale ed avrebbe quale conseguenza un aggravio dei conti di finanza pubblica». Per l'Idv, l'introduzione di sedi decentrate di ministeri ed altre amministrazioni centrali «contrasta con le misure di semplificazione e di riduzione degli oneri amministrativi» previsti dallo stesso decreto sviluppo. Non solo, la proposta «costituirebbe un aggravio pesante ed imprecisato per le finanze pubbliche, posto tutto sulle spalle dei contribuenti e dei cittadini», in favore dei quali il governo dovrebbe agire su altri fronti: la pressione fiscale, la disoccupazione e le infrastrutture. Il decentramento comporta «il concreto rischio di una duplicazione di competenze e di sovrapposizione di attribuzioni e compiti». Non solo, la legge per l'attuazione del federalismo dispone, si sottolinea, «un primo ordinamento transitorio per Roma capitale», specificando che l'ordinamento concesso alla città è diretto «a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonche' delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana». Tra gli organi costituzionali rientra anche il Governo. Per il partito di Di Pietro le motivazioni a sostegno del trasferimento di alcuni dicasteri nel Nord del Paese scomodano i modelli «federali», ma bisogna «fare chiarezza» tra «Stato federale» ed uno Stato «acefalo» con le sedi istituzionali delocalizzate su tutto il territorio: «ciò non è riscontrabile in nessuno dei modelli federali moderni», trattandosi di «un'aberrazione». Quanto all'eventualità che il governo si appresti a concedere, con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, il via libera all'apertura nel Nord del Paese di uffici di rappresentanza del Dipartimento delle riforme e di quello per la semplificazione, l'Idv sottolinea che l'eventuale accoglimento della richiesta renderebbe «incontestabili e non arginabili analoghe pretese promananti da altre zone del Paese, su richiesta di altri gruppi politici aumentando gli sprechi a detrimento di più importanti e significative iniziative a favore di uno sviluppo economico innovativo e dell'occupazione a vantaggio di tutto il Paese». Proposte ed iniziative di tal fatta «oltre ad umiliare la nostra unità nazionale, indurrebbero ulteriori sprechi di risorse pubbliche». Anche «il Terzo Polo ha depositato un ordine del giorno al decreto Sviluppo per non trasferire le sedi dei ministeri, lasciando inalterata, anche nella sua ubicazione territoriale, l'attuale struttura organizzativa dell'amministrazione centrale, riaffermando il ruolo di Roma, Capitale d'Italia, come sancito dalla Costituzione», spiegano i deputati firmatari dell'odg, Gian Luca Galletti (Udc), Benedetto Della Vedova (Fli), Linda Lanzillotta (Api) e Carmelo Lo Monte (Mpa). Non si è tirato indietro anche il Pd, i cui deputati hanno presentato un odg, che impegna il governo «a escludere ogni ipotesi di delocalizzazione dei ministeri al nord».