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La Libia fa saltare il banco Difesa a rischio fallimento

Libia, sostenitori di Gheddafi

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Rischio fallimento. Delle missioni e delle casse della Difesa. Il bilancio delle Forze Armate è messo in crisi  dall'impegno in Libia. Settecento milioni di euro per i tre mesi di operazioni prima come «Odissea dell'Alba» e poi come «Unified Protector» non previsti nei conti del ministero di via XX settembre. Un costo enorme se si pensa che la missione in Afghanistan, con 4000 militari impegnati a seimila chilometri dall'Italia, vale la stessa cifra per un intero anno. L'impasse militare sul terreno rende difficile trovare giustificazioni alle spese militari. Gheddafi è ancora lì. Del resto una situazione simile si sta verificando anche in Siria, con migliaia di civili uccisi e altrettanti in fuga oltre i confini di Damasco. Quindi che fare? Andare a bombardare anche Assad?. Escluso da tutti i players mondiali: troppo pericoloso per la Nato entrare in gioco nell'area di influenza dell'Iran e con gli altri Paesi della regione - Libano, Israele e Giordania - in defibrillazione. E così anche la missione in Libano nell'ambito di Unifl, al costo mensile di 22, 3 milioni è difficile da digerire. Si rischia di rimanere coinvolti in un grande conflitto con conseguenze disastrose. Ogni giorno i nostri aerei e le nostre navi sono in movimento per dare il loro contributo all'operazione Nato in Libia. La nave Libeccio costa ogni giorno 60mila euro. La portaerei Garibaldi 130mila e i velivoli Harrier novemila l'ora. I missili Storm in dotazione ai Tornado arrivano a costare 300 mila eurol'uno. Gli stessi dubbi nascono anche sulla nostra permanenza in Afghanistan. Dopo dieci anni, è un prezzo in vite umane altissimo, la situazione è migliorata, ma certo non a tal punto da poter affermare che è un successo. Gli attentati quotidiani hanno trasformato quel conflitto in una guerra tra bande e fazioni. Gli Usa trattano con i talebani, alcuni dei quali cancellati dalla black list del terrorismo. Nella provincia di Herat, dove è il nostro contingente, secondo il comando Isaf e il governo di Kabul, il passaggio di consegne della sicurezza con le forze afghane è attuabile questa estate quindi si può pensare a un parziale ritiro, più consistente di quello pianificato. Il costo degli impegni internazionali nei primi sei mesi di quest'anno ha superato il miliardo e mezzo e l'aumento del misero 0,2 per cento del bilancio Difesa 2011 non riesce a coprire. Il rapporto della Fonzaione Icsa, reso pubblico pochi giorni fa, sostiene che «La situazione della Difesa italiana è sempre più precaria perché si continua a rimandare quell'intervento complessivo di razionalizzazione che tutti i partner stanno realizzando o hanno già realizzato. Le risorse che il Paese dedica alla difesa sono poche, ma non sempre sono spese al meglio». I tagli e gli impegni internazionali mettono a rischio l'efficienza. Meno ore di moto per le navi della Marina, meno ore di volo per i velivoli dell'Aeronautica, meno ore di funzionamento per i mezzi dell'Esercito, ma anche meno giornate in poligono, meno corsi di addestramento, riduzione di tutte le attività addestrative complesse una rimodulazione degli investimenti per la Difesa ed una riduzione della consistenza complessiva delle forze armate, che dovrebbero assestarsi tra i 150 e i 165 mila effettivi, a fronte degli attuali 178.600, per una spesa di circa 16,5 miliardi di euro all'anno. A fronte dei venti ora stanziati.

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