Silvio: "Giulio è nell'angolo"

«Ce l'ha più con Tremonti che con me». Silvio Berlusconi è tranquillo. Ha seguito il discorso di Bossi. E alla fine appare quasi soddisfatto tanto che con i fedelissimi si lascia andare a qualche considerazione. Sarà per il suo inguaribile ottimismo, quel che è certo è che il Cavaliere vede solo le parti positive del discorso del Senatùr a Pontida. Si rallegra del fatto che siano confermati alcuni dei concetti che l'Umberto gli aveva anticipato a quattr'occhi, si compiace della sua lealtà. E la sostanza del ragionamento berlusconiano è molto chiara: l'esperienza di governo non è arrivata al capolinea, tanto meno l'alleanza tra Pdl e Lega. Ha retto il giuramento che scherzosamente s'eran fatti Berlusconi e Bossi alle Europee di due anni fa: se fosse uscito di scena uno si sarebbe ritirato anche l'altro. Quando Alemanno sta tuonando ancora negli studi de La7 contro la richiesta dei ministeri al Nord, viene diffusa una nota del vicepresidente dei senatori pidiellini, Gaetano Quagliariello: «Chi nel Pdl desse più importanza ai toni che non alla sostanza del discorso di Bossi dimostrerebbe di non averne compreso fino in fondo il senso e farebbe oggi una scelta irresponsabile». Subito arriva in rinforzo Maurizio Lupi, un attimo ancora e tocca ad Anna Maria Bernini. Il messaggio implicito è sempre lo stesso. Niente polemiche. Anzi. E più tardi viene diramato anche un comunicato a firma congiunta Pallone-Sammarco, le due massime cariche del Pdl laziale provenienti da Forza Italia, in cui si parla espressamente di una necessità di intesa con la Lega proprio sul trasloco dei dicasteri al Settentrione. La linea è chiara. Chi se ne frega di due uffici ministeriali distaccati a Milano, meglio portare a casa la riforma fiscale. Chi non l'avesse ancora compreso, si ricrederà quando a sera arriva una dichiarazione del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che non ha bisogno di interpretazioni: «È possibile un confronto positivo e costruttivo con ciò che ha detto Bossi che parlava alla sua gente. Sul terreno della politica economica e fiscale l'impegno deve essere quello di mantenere il quadro di intervento sulla spesa pubblica per preservare i conti dello Stato accompagnato dal progetto di riforma fiscale i cui punti essenziali sono stati già delineati da Berlusconi e da Tremonti». «Per ciò che riguarda i ministeri abbiamo già rilevato che essi non possono non rimanere collocati a Roma secondo il dettato costituzionale - prosegue Cicchitto - mentre invece possono avere sedi distaccate e decentrate di rappresentanza». Chiuso questo capitolo (con una sostanziale sconfessione per Alemanno e Polverini), il premier ha in testa solo la riforma fiscale. L'unica arma che gli rimane per rialzarsi e sperare in un recupero che appare ogni giorno sempre meno probabile. Silvio ci crede. Ci crede ancora. E intanto si gode il fatto che Tremonti è all'angolo. Ormai è chiaro, anzi è pubblico che l'asse con Bossi non esiste più. C'è l'asse Berlusconi-Bossi che vuole mettere costringere Tremonti ad allargare i cordoni della borsa. E in serata, dopo aver fatto visita all'ospedale Niguarda all'alpino ferito in Afghanistan Luca Barisonzi, il premier si lascia andare: «Si è verificato quello che Bossi mi aveva annunciato: assolutamente la conferma che la nostra alleanza non ha alternative e che c'è la volontà di proseguire la legislatura, operando scelte sulle quali c'è un accordo consolidato». «Oggi l'Italia richiede di essere governata, richiede stabilità - aggiunge -. Le elezioni di medio termine hanno fatto pagare anche a noi il dazio della crisi, ma questo non significa che si debba interrompere il governo e la legislatura, significa soltanto che bisogna proseguire con un'azione più incisiva». Quindi guarda avanti: «Martedì (domani, ndr) e mercoledì sarò al Senato e alla Camera e illustrerò il programma che comprenderà anche alcune delle richieste che sono state esplicitate oggi (ieri, ndr) da Umberto Bossi a Pontida». E per mettere a punto il discorso che terrà in Parlamento oggi si dovrebbero vedere il segretario in pectore del Pdl Angelino Alfano e il delfino designato della Lega Roberto Maroni. Ma non si esclude che si incontrino anche i big ad Arcore. Nel pomeriggio, visto che in mattinata Berlusconi sarà di nuovo in tribunale per un altro processo.