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Il processo Mills va in ferie

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Silvio Berlusconi lascia il tribunale di Milano dopo l'udienza del processo Mills

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Non fosse stato per le telecamere fuori dal Palazzo di Giustizia e per il presidio di guardie del corpo e carabinieri, la presenza di Silvio Berlusconi nell'aula del processo Mills in veste di imputato sarebbe passata quasi inosservata. Nemmeno una parola alla stampa da parte del premier, nessuna dichiarazione ai giudici e nessun supporter del presidente del Consiglio fuori dal Tribunale di Milano. A parlare ci ha pensato Diego Attanasio, l'armatore napoletano testimone «chiave» del processo, che ha ribadito di non aver mai dato 600 mila dollari a Mills, fornendo una versione che già contrastava con quella della difesa dell'avvocato inglese e che va a favore dell'accusa anche nel processo al presidente del Consiglio. «Lei ha mai regalato 600 mila dollari a Mills?», ha domandato il pm Fabio De Pasquale all'armatore, che in passato era stato cliente di David Mills, il quale gli aveva gestito un patrimonio di 10 milioni di dollari. «Mi sembra proprio di no, non ci sarebbe stato motivo per regalare 600 mila dollari a Mills», ha risposto Attanasio. Nel processo all'avvocato d'affari inglese, conclusosi con la prescrizione dichiarata dalla Cassazione, la difesa aveva sempre sostenuto, invece, che era stato Attanasio a dare a Mills quei 600 mila dollari al centro del processo. Secondo l'accusa quella cifra sarebbe in realtà il prezzo della corruzione versato dal premier al legale inglese come «regalo» per due testimonianze reticenti nei processi sulle presunte tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian. Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno provato a chiedere che Attanasio venisse sentito non come teste «semplice», ma come imputato in un procedimento connesso, con l'assistenza di un legale e la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il collegio, presieduto da Francesca Vitale, ha però bocciato l'istanza. Il Cav è rimasto seduto per tutte le tre ore e mezza circa di udienza, prendendo appunti e parlando, durante le pause, solo coi suoi avvocati. L'atmosfera in aula si è scaldata quando è stata affrontata la questione del calendario delle successive udienze, argomento non di secondaria importanza dato che, come ha ricordato il pm, «la prescrizione è vicina» e arriverà a gennaio prossimo. Causa difficoltà nelle rogatorie per i testi stranieri e la richiesta della difesa di far ritornare in aula testi già convocati dal pm, il processo ha subito una battuta d'arresto. Quattro udienze già fissate, compresa quella di lunedì prossimo, sono saltate e si tornerà in aula il 18 luglio.

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