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Berlusconi risponde a Bossi: Non c'è alternativa alla nostra alleanza

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nei giardini del Quirinale in una foto d'archivio

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha detto che al raduno della Lega a Pontida "si è verificato ciò che Bossi mi aveva annunciato, cioè l'assoluta conferma che la nostra alleanza non ha alternative e che c'è la volontà di proseguire la legislatura operando scelte su cui c'è un accordo consolidato". Il premier ha aggiunto che martedì e mercoledì sarà per la verifica alla Camera e al Senato "per illustrare un programma che è definito e che comprenderà alcune della richieste fatte a Pontida. Non c'è alcun dubbio che la maggioranza ci confermerà la fiducia". Berlusconi, che in serata è andato all'ospedale Niguarda di Milano per far visita ad un alpino ferito in Afghanistan, ha voluto per un momento parlare d'altro: "Noi che siamo immersi in una quotidiana vita di contrapposizione, anche nella vita politica, dovremmo molto più spesso guardare a chi soffre e trarre degli insegnamenti per essere più in pace l'uno con l'altro e per cercare di procedere nel governo della cosa comune senza una dialettica eccessiva o addirittura in un clima di guerra civile come purtroppo qualche volta succede".     Bossi a Pontida "Non è detto che la Lega alle prossime elezioni correrà con Berlusconi. Caro Silvio, la tua premiership è in discussione se non vengono considerate e cambiate alcune cose". Sono queste le parole del leader della Lega Umberto Bossi nel suo atteso disscorso al raduno di Pontida. Ed ancora: "Sulla leadership di Berlusconi può darsi che la Lega dica stop. Comunque non ci prenderemo la responsabilità di fare andare in malora il Paese, saremo tutti insieme a decidere", dice ancora il senatur. Tutto lo stato maggiore della Lega Nord è salito sul palco. Per ultimi sono saliti, molto acclamati, i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni. Per il taglio delle tasse, dichiara Bossi, "in po' di soldi si possono trovare", occorre "far finire le missioni di guerra". "Caro Giulio . dice il senatùr rivolgendosi al ministro dell'Economia  Tremonti - se vuoi avere i voti della Lega non puoi toccare più i comuni, gli artigiani, le piccole imprese". "Le tue leggi finanziarie non potranno toccare i comuni, bisogna riscrivere il Patto di stabilità", aggiunge il ministro delle Riforme. Per Bossi "la pressione fiscale, ha superato ogni limite". "Tremonti ha fatto delle cose vergognose - ha detto Bossi - che neanche la sinistra aveva fatto".   "Se andiamo adesso a elezioni vince la sinistra che è in un momento favorevole", ha detto il leader leghista. Affermazione che ha raccolto i fischi dei militanti. "Qualcuno si illude. Non possiamo andare da soli anche quando vogliamo. Se andiamo adesso a elezioni e facciamo cadere Berlusconi bisogna andare a votare e questo è un momento favorevole alla sinistra", ha detto Bossi. Ci sono dei cicli storici. Quando nacque l'Italia...", ha proseguito il leader leghista interrotto da altri fischi. "Lo so, altro che i fischi... La destra storica durò 15 anni e finì quando Bava Beccaris andò a sparare in piazza a Milano, la sinistra storica durò anche lei 15 anni, poi Giolitti", ha detto Bossi per poi attraversare la storia italiana e affermare: "E' quasi fatale che ogni 15 anni c'è un vento nuovo". "Il governo di errori ne ha fatti, basta vedere Equitalia, esempio tipico di scarsa saggezza". Errori che hanno aiutato a "spostare il voto dalla parte sbagliata", però "la Lega è ancora molto forte, ha più del 10 per cento a livello nazionale.  Da oggi si va a testa bassa sul territorio, io verrò dovunque a trovarvi e decideremo assieme. Non è dato niente per scontato. A Berlusconi può darsi che la Lega dica stop", ha detto Bossi tra gli applausi facendo il pollice verso. "Però non ci prenderemo responsabilità di far andare in malora il paese, saremo tutti assieme a decidere se con Berlusconi ci sarà un futuro o no".   Oltre al fisco c'è il nodo del decentramento. "Sui ministeri Berlusconi aveva già firmato il documento poi si è cagato sotto", ha detto il "Capo", come è stato chiamato da Calderoli. Il leader della Lega ha poi spiegato che lui e proprio il ministro della Semplificazione hanno già firmato "due decreti ministeriali" per il trasferimento in Lombardia: "Il mio Ministero e quello di Calderoli - ha detto - verranno in Lombardia a Monza, dove il sindaco ci ha messo a disposizione una sede" presso la Villa Reale della città brianzola. "Ci ha già consegnato la targa del Ministero per Villa Reale", ha concluso Bossi. "Poi verrà anche Tremonti. Che senso ha avere un ministero dell'Industria a Roma? A Roma c'è solo la cultura della burocrazia. Tutti i giorni saremo lì". A più riprese le parole di Bossi sono state intervallate dai militanti che, in coro, hanno urlato: "Secessione, secessione!". "Volte la secessione? Daremo al centralismo le stangate che merita", ha risposto Bossi. "La Brianza è piena di mafia ha detto ancora Bossi - dobbiamo andare là anche per dare un segnale alla gente". "I missili non sono intelligenti, per fermare i profughi c'è solo un modo fermare la guerra", ha affermato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, acclamato dal popolo leghista con diversi striscioni che lo vogliono presidente del Consiglio - Abbiamo contro la Nato che ha detto che non può fare un blocco navale per i clandestini in uscita, abbiamo contro l'Europa che non ci aiuta e la magistratura che è a favore dei clandestini".  "Noi abbiamo un grande sogno: una Padania libera e indipendente", ha detto dal palco di Pontida il ministro dell'Interno che si è detto "felice" del grande afflusso di militanti. "Voglio ringraziare davvero tutti voi, in barba ai 'gufi' romani che dicevano che a Pontida non sarebbe venuto nessuno; a loro dico 'Guardateli!'".    Sono migliaia di militanti hanno raggiunto il "sacro prato": 80mila secondo gli organizzatori. Già dalle prime ore del mattino autobus con i militanti del Carroccio e centinaia di auto hanno percorso la strada provinciale occupando tutti i parcheggi della zona.  Nel pratone c'è una grande statua di Alberto da Giussano e un gruppo di militanti ha deposto un grande striscione davanti al palco con la scritta in verde "Maroni presidente del Consiglio". Che siano critici o a favore dell'alleanza col Pdl, nelle parole dei militanti leghisti c'è una certezza condivisa: "Quello che dice Bossi faremo". È, infatti, questa, una risposta abbastanza frequente fra i sostenitori che si sono accalcati sotto il sole prima del discorso del senatur. "È venticinque anni che Bossi ci guida - ha osservato un anziano militante bergamasco - e questo è un momento di difficoltà, ma è umano che succeda. Per questo siamo qui, attendiamo quello che ci dirà il Capo: lui per noi è come un santo". Alcuni cartelli inneggiano Roberto Maroni "presidente del Consiglio subito". "La penso esattamente così" ha evidenziato un giovane militante arrivato a Pontida con un cartello fotografatissimo: "Basta con Berlusconi - vi è scritto -, solo promesse, niente soluzioni".  Non tutti la pensano però così fra i leghisti. "Da soli dove andiamo? - ha urlato una militante comasca poco distante -, senza Berlusconi perderemmo la nostra voce e la capacità di contare e fare le riforme".    Il primo militante era arrivato giovedì mattina in camper. Oggi erano 40 mila. Ieri sono giunte delegazioni da tutto il centro nord: c'erano i piemontesi di Alessandria, gli emiliani di Carpi, qualche veneto e tanti lombardi: si tratta di circa 200 pullman. Hanno passato la notte qui, al fresco facendo festa fino a tardi con i giovani padani. Tra i pullman arrivati oggi anche quello partito di buon mattino da Cassano Magnago, il comune natale di Umberto Bossi, "il paese del Capo". 

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