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Alemanno: "Nuovo patto o meglio il voto"

Gianni Alemanno

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«Ci sono dei valori non negoziabili, come la centralità di Roma Capitale. E c'è un patto di governo che non può essere messo in discussione con gli ultimatum della Lega. Se non si rispettano queste condizioni è meglio andare a votare. Ma io sono convinto che, se il Pdl affronta a schiena dritta il confronto con la Lega, il governo potrà essere rimesso in carreggiata». Gianni Alemanno è in auto, lo show leghista a Pontida è finito da un paio d'ore. Il sindaco di Roma è determinato. Dice sì alle primarie, ma per tutti. Anche per scegliere il premier. E chiede un chiarimento con la Lega. Sindaco Alemanno, il Carroccio non molla: vuole trasferire i ministeri al Nord... «La Lega insiste in questa incredibile boiata. Siamo sempre stati contrari e ci muoveremo per evitare un simile trasferimento. Domani partirà la raccolta di firme lanciata dalla Polverini, a cui aderisco pienamente, e sarà presentata anche la mozione parlamentare che è stata promossa per difendere Roma. Siamo contrari alla proposta della Lega per tanti motivi, sia simbolici sia pratici. Intanto Roma è la Capitale e non può essere smembrata e poi non possiamo buttare dalla finestra centinaia di milioni di euro per distribuire i ministeri in giro per il territorio nazionale». E le persone che lavorano nei dicasteri? Vanno a Monza? «È una proposta senza senso. Nel caso dei ministeri senza portafoglio, come quelli di Bossi e Calderoli, si tratterebbe di una quarantina di dipendenti in tutto ma resta comunque un fatto grave anche solo ipotizzare il trasferimento. Poi se, come hanno detto a Pontida, volessero spostare anche i ministeri di Tremonti e di Maroni, allora i lavoratori da trasferire sarebbero decine di migliaia. E poi che succede? I ministri faranno la navetta con Roma dove c'è il Parlamento? Ci sarebbero costi incredibili».  Peraltro a Pontida i leghisti hanno proposto il taglio delle spese della politica... «Ma dicono no all'abolizione delle Province, che costano fra i 3 e i 4 miliardi. C'è una profonda contraddizione». Resta sullo sfondo la politica economica. «Mi sembra che i leghisti abbiano scaricato Tremonti e fatto un elenco di cose senza spiegare dove si potrebbero prendere i soldi per realizzarle. Una maggioranza non può andare avanti per ultimatum». Crede che a Pontida ci sia stato il funerale della Lega? «È stato un disperato tentativo di recuperare consenso, dimenticando che gli insuccessi del governo dipendono molto dalla politica leghista. Loro continuano a scaricare sul Pdl ma hanno gravi responsabilità. Maroni ha fatto approvare il decreto che permette le espulsioni degli immigrati comunitari soltanto tre giorni fa, noi sindaci lo aspettavamo da un anno e mezzo». E quindi? «Il Pdl affronti a schiena dritta un vero confronto con il Carroccio e riveda le cose». Ma secondo lei, Bossi è finito? «C'è una grande difficoltà nella Lega che si manifesta nelle sconfitte elettorali, basti pensare a Varese. In questi tre anni sembrava che avessero scelto il federalismo e non la secessione ma, arrivati alle celebrazioni per i 150 anni dell'Italia, sono tornati a proporre un messaggio antinazionale. Sono contraddizioni, che i cittadini non accettano». Ne parlerà con il premier Berlusconi? «Certo. E con Alfano, che io riconosco e sostengo fin dall'inizio. Chiederò che ci sia una forte presa di posizione e un chiarimento per valutare se c'è ancora una maggioranza. Non bisogna andare avanti per forza. I governi devono avere un vero programma sostenuto da una forte maggioranza parlamentare, altrimenti, meglio andare a votare. Il 1° luglio il Consiglio nazionale del Pdl deve dare un chiaro mandato ad Alfano». A proposito, ma non era meglio un ticket, magari con Giorgia Meloni, invece che un unico segretario politico? «No. Non serve tornare alla vecchia logica del ticket o dei tre coordinatori che rimandano alle vecchie appartenenze di Forza Italia e An. Invece ci vuole un segretario che abbia vicino un ristretto coordinamento in cui siano rappresentate tutte le anime del partito». Lei dice che serve un chiarimento tra il Pdl e la Lega. Già prima dell'estate? «Sì, subito. Anche in vista della manovra finanziaria che è il banco di prova per tutti. Ovviamente io mi auguro che il governo vada avanti ma per governare ci vuole un programma preciso e una logica unitaria e senza lottizzazioni. Così si rilancia il Paese». Il contrasto con la Lega ha fatto emergere un Partito romano, ha avvicinato lei e la governatrice del Lazio Polverini... «È vero. Oggi siamo in grado di presentarci più compatti che mai, fermo restando che il Pdl rimane la forza principale e portante del centrodestra nel Lazio». È favorevole alle primarie del centrodestra? «Sono fondamentali per sbloccare la riforma della legge elettorale e per permettere al centrodestra di rigenerarsi. Ma devono valere per tutti, anche per scegliere il premier. Se Berlusconi decidesse di ricandidarsi, le primarie sarebbero l'unico modo per rigenerare anche un suo eventuale nuovo impegno». Anche lei ha tanti sostenitori che vorrebbero presentarla alle primarie nazionali... «Ringrazio tutti quelli che mi sostengono ma il mio compito è quello di fare il sindaco di Roma. Il mio impegno a livello nazionale è finalizzato anche ad avere un contesto positivo di centrodestra che mi permetta di continuare a fare il sindaco della Capitale».

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