"Affronto a Roma Raccolgo le firme"
«I ministeri non si muoveranno da Roma: da domani saremo al lavoro per raccogliere le firme contro lo spostamento dei dicasteri. Allestiremo gazebo in tutto il Lazio per fermare questo arrogante affronto alla Capitale». Renata Polverini s'è stufata. All'inizio, ormai più di una settimana fa, credeva che si trattasse dell'ennesima boutade della Lega. Come i professori del Sud che non possono insegnare al Nord, le ronde padane o l'esercito locale. Cose destinate a durare un paio di giorni, buone per riempire i fogliettoni dei giornali, per fare due chiacchiere al bar. Proposte che in un Paese normale non sarebbero nemmeno comprese. Soprattutto in un contesto di recessione, in cui le parole d'ordine diventano lavoro, tasse, riforme. Lo pensava e lo sperava Renata. Ma non è stato così. Nonostante le batoste elettorali, lo scontro sul fisco, le inchieste giudiziarie, la maggioranza che scricchiola, il trasferimento dei ministeri ha guadagnato spazio. Ma davvero agli elettori leghisti interessano cose del genere? S'è chiesta più volte la governatrice. Difficile dirlo. Di certo interessano ai vertici della Lega che non hanno colto la contraddizione: ma non erano loro quelli che dovevano cancellare le poltrone facendo guadagnare soldi e dignità al Paese? Non erano loro che dovevano tagliare le Province e il numero dei parlamentari? È evidente che le cose cambiano. Anche in Padania. Quando la governatrice del Lazio ha realizzato che la proposta di portare i ministeri al Nord non era una battuta, allora ha preso le contromisure. E mentre politici e osservatori restano in attesa dell'intervento di Bossi oggi a Pontida (anche Alemanno risponderà solo dopo aver seguito in tv il raduno leghista anche se, dice, «la partita si fa molto dura e seria») lei è passata al contrattacco: «Bisogna dire basta a queste proposte inutili e dannose per i lavoratori e tornare ad occuparci dei problemi seri del Paese». La governatrice del Lazio non ha perso la calma: «Nessuno vuole togliere qualcosa al Nord ma Calderoli deve comprendere che spostare un ministero vuol dire stravolgere la vita a tantissime persone che oggi vivono all'interno delle istituzioni romane». E ancora: «Non conosco come Calderoli i militanti della Lega ma credo che i loro problemi oggi siano altri rispetto a veder spostato al Nord qualche ministero. Tutti inoltre sappiamo che non sarà mai possibile perché il percorso legislativo e costituzionale sarebbe troppo importante. Se si tratta invece di semplici uffici di rappresentanza, questi già ci sono da diversi anni». Ma, almeno da quello che ha ribadito ieri il leader del Carroccio, si tratta proprio di ministeri. Decideranno i cittadini che firmeranno l'una o l'altra petizione: «Se quello è lo strumento col quale intendiamo misurarci lo faremo - ha spiegato la governatrice - anche perché se la vogliamo dire tutta è lo strumento migliore rispetto a questo dibattito quotidiano che inasprisce la politica e che le persone non capiscono più». E se la presidente trova la sponda nel leader de La Destra Francesco Storace che, contestualmente alla difesa dei dicasteri, vorrebbe la cancellazione delle Province, il ministro (della Padania?) Calderoli rimanda al mittete: «Capisco l'incavolatura di Alemanno e Polverini sui ministeri perché sono evidenti i vantaggi diretti e indiretti per il territorio. Io continuo ad insistere ma non sembra che venga capito: la nomenclatura romana, al di là della provenienza politica si sposta da un posto all'altro e al potere ci sono sempre gli stessi. Credo che nel Sud e nel Nord ci siano grandi risorse cerebrali e che vadano valorizzate». Insomma, conferma di fatto Calderoli: anche la Lega (come la vecchia Roma ladrona che loro combattevano) vuole le poltrone. Ragiona la Polverini: «Le persone di centrodestra ci stanno chiedendo di lavorare uniti per dare delle risposte. Mi aspetto e sono convinta di trovare buonsenso da parte dei dirigenti della Lega perché tutti abbiamo interesse alla difesa dei nostri territori ma non lo possiamo fare travalicando gli interessi degli altri». Insomma, «non si può sempre rappresentare un territorio in contrapposizione agli altri. Se questo sarà lo spirito di Pontida potremo ricominciare a lavorare con serenità». Ottimista Renata, verrebbe da dire.