L'ultima tentazione di Fli: rottamare Bocchino
Futuro e Libertà potrebbe presto chiedere a Italo Bocchino di fare un passo indietro e lasciare la vicepresidenza del partito. Per ora si tratta di insofferenze, boatos, malumori che restano circoscritti alle stanze di Fli. Ma quel che sicuro è che l'ala più «legalitaria» e oltranzista del partito, quella che fa capo al falco Fabio Granata mal sopporta che quello che di fatto è il numero uno di Futuro e Libertà sia rimasto invischiato nell'inchiesta sull'affarista Luigi Bisignani. Per un partito che ha fatto della moralità la sua bandiera, in effetti, quella di Bocchino è una posizione assai scomoda. E lo stesso Gianfranco Fini pare non avere alcuna intenzione di spendersi per difenderlo. Anzi, se possibile il presidente della Camera si sta allontanando sempre di più da Fli, disinteressandosi di quello che accade all'interno. Un «distacco» che in molti gli stanno rimproverando, chiedendogli invece di metterci di più «la faccia», di prendere in mano le sorti dei futuristi. Per Italo Bocchino il momento non è certo dei migliori. Ai problemi familiari legati al presunto rapporto con il ministro Mara Carfagna ora si sono aggiunti quelli giudiziari. Il vicepresidente di Fli è stato anche ascoltato e messo a confronto dai magistrati napoletani con Luigi Bisignani, ha spiegato e chiarito. Ma teme ripercussioni. Così ieri si è difeso nuovamente intervenendo alla trasmissione Agorà su Rai Tre: «Che Alfonso Papa fosse attenzionato a Napoli l'avevano scritto i giornali prima che io ne parlassi con Luigi Bisignani prendendo un caffè – ha detto – Io sono parte offesa di tutta questa vicenda, e quando sarà più chiaro il disegno della rete e di ricatti emergeranno tutti gli aspetti, e la situazione sarà più chiara». «Bisignani – ha aggiunto Bocchino – è quello che in America verrebbe definito un lobbista, e penso che se ha commesso reati lo accerterà la magistratura. C'è un'inchiesta, ci sono gli atti trasferiti a Roma, lasciamo lavorare la magistratura». Ma il silenzio dei suoi colleghi di partito nei suoi confronti fa capire quanto poco dentro Futuro e Libertà siano disposti a difenderlo. E lo dimostra anche il fatto che proprio Gianfranco Fini si sta guardando intorno per capire a chi può eventualmente affidare più responsabilità. I nomi, in realtà, non sono molti, visto che sicuramente c'è da scartare la parte «forcaiola» di Futuro e Libertà, quella legata a Fabio Granata. Con Urso e Ronchi sempre più corpi estranei in Fli, la rosa dei «candidati» si restringe assai. Resta Benedetto Della Vedova, il capogruppo, che però viene da una esperienza lontana da quella del presidente della Camera. E resta soprattutto Roberto Menia, fedelissimo di Gianfranco, l'uomo che negli anni lo ha sempre seguito. Potrebbe essere proprio lui il nuovo delfino scelto per reggere le sorti, vacillanti, dei futuristi.