Santoro festeggia la Fiom con Benigni
Èfinita con l'antiberlusconismo militante. Con l'arrivo a sorpresa di Roberto Benigni. «Siete l'Italia migliore, cari lavoratori» ha detto l'attore, rivolgendosi alla piazza. E poi: «Il lavoro è un diritto che nessuno ci può togliere, è sacro, e ogni legge che attenti al lavoro è un sacrilegio». Non poteva mancare l'intervista di uno dei giornalisti della squadra di Santoro a Iris Berardi, una delle ragazze che ha partecipato ad alcune feste con il premier Berlusconi. Si è parlato, ovviamente, del bunga bunga. «Una volta ho fatto un balletto per Berlusconi con la maschera di Obama», riferisce la Berardi. «Ma c'erano anche strusciamenti?» le ha chiesto l'intervistatore. «Bè, ballavamo». «Ma tutto questo sempre nella sala del bunga bunga?» ha incalzato il giornalista. «Ma lì chiamano tutto così», ha detto la Berardi. A condurre «la serata in libertà» è stata Serena Dandini: «Sono venuta qui con una missione speciale: Michele, ti devo riportare in Rai, ho anche un euro che ho prestato a Garimberti», spiega esibendo una maglietta con scritto Rai Pride». Sul palco, in libertà c'è anche Vauro. Il vignettista, vestito da Dante Alighieri, dedica una serie di schizzi ai gironi infernali. E chi è la vittima preferita per gli inferi scelta per festeggiare i 110 giorni della Fiom? Ovviamente, il Cav. Che finisce vittima del suo bunga bunga. C'è anche la precaria che ha polemizzato con Renato Brunetta, Maurizia Russo Spena: «Io - ha detto rivolgendosi al ministro - rappresento non il mio fallimento, ma il fallimento delle politiche del suo governo, sono precaria da 15 anni e da sei all'Agenzia Italia-lavoro dove mi occupo del ricollocamento dei lavoratori più deboli: un paradosso. Sono madre di due figlie ed ho imparato a studiare di notte per occuparmi delle famiglie. Ma ora il ministro non dovrà parlare più solo con me, ma con le piazze dell'indignazione». È la sfilata degli anti-Cav. Altro che compleanno della Fiom. Viene mandato in onda uno sketch di Corrado Guzzanti. È un mafioso che riceve una telefonata dallo «Zu Silvio» che lo invita a entrare nel governo per un «rimpastino». «Zu Silvio stare con te è un danno all'immagine - risponde il boss - prometti e non fai mai niente. Votate e chiavate, ma non è che se uno è inquisito deve per forza andare in Parlamento», attacca. Le persone presenti in piazza ridono. Interviene anche Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Direzione antimafia di Palermo. Racconta una storia i cui personaggi sono Falcone e Borsellino. «Eroi», per carità. Ma che c'entra Ingroia con i metalmeccanici? Arriva pure Travaglio con il suo noiosissimo monologo. I precari e i lavoratori in fondo non se li fila nessuno neanche alla festa del sindacato più rosso di tutti. «È l'Italia peggiore», verrebbe da dire. G.d.C.