Soffiate e presunte minacce. Il bluff del Papa cattivo
«Io di Alfonso Papa ho sempre avuto paura e angoscia». Nei verbali della Procura di Napoli sono più che intimoriti gli imprenditori che venivano avvicinati dal deputato Pdl su cui pende una richiesta d'arresto, nell'inchiesta P4, che ha portato ai domiciliari anche il noto faccendiere Luigi Bisignani. Durante gli interrogatori i titolari di imprese raccontano come Papa, ex magistrato, offrisse protezione da eventuali vicende giudiziare. In cambio avrebbe richiesto alcuni favori agli stessi imprenditori. Il napoletano Alfonso Gallo, ascoltato dagli inquirenti, racconta che «più volte il Papa mi è venuto sotto dicendomi che io sarei stato coinvolto in varie inchieste giudiziarie e che, addirittura, vi sarebbero stati provvedimenti cautelari nei mie confronti; proprio in questa ottica il Papa si proponeva e mi proponeva di offrirmi protezione e di acquisire notizie al riguardo». Il deputato si spinge a dire a Gallo, dichiara sempre l'imprenditore, «che io sarei stato coinvolto in una indagine del dott. Curcio e del dott. Woodcock su Fortore energia nel settore energetico. Mi disse che c'era da preoccuparsi». Gallo si preoccupò, anche se alla fine non fu coinvolto nella vicenda giudiziaria. E a fronte dell'interessamento il politico poteva andare «presso il negozio Cartier di Napoli in via Calabritto, ritirava oggetti preziosi e poi passavo a pagare io». Oppure «mi ha chiesto di pagare a lui e ad altre persone a lui vicine soggiorni in alberghi di lusso come per esempio il Principe di Savoia a Milano». O «di stipulare contratti di consulenza in favore di sue amiche». «Tengo a precisare - racconta Gallo - che il Papa mi ha sempre fatto molta paura, nel senso che lui, parlando con me, ha sempre sottolineato e propinato i suoi rapporti con l'autorità giudiziaria, con i servizi di sicurezza e le forze di polizia; dunque nel terrore che lui potesse utilizzare tali collegamenti per danneggiare me, la mia azienda e la mia attività, io mi sono sentito costretto ad assecondare le sue pretese». Stesse paure le esplicita l'imprenditore napoletano Marcello Fasolino: «Il Papa è una persona che mi fa paura e mi ha dato angoscia. Si è sempre avvicinato a me dicendo che sapeva che avevo il telefono sotto controllo e che ero all'attenzione dell'autorità giudiziaria. Contestualmente si proponeva di risolvere tutti i miei problemi giudiziari». In cambio di protezione l'uomo racconta di aver dovuto versare alcune somme di denaro al politico fino a diecimila euro. Anche Luigi Matacena, proprietario di una ditta che fornisce attrezzature a pompieri e protezione civile, sarebbe stato avvicinato da Papa che avrebbe offerto commesse. Appalti che poi non si sono mai materializzati. Ma Matacena avrebbe comunque ricompensato l'ex pm pagando «a una sua amica che aveva il cognome sovietico» il conto dell'Hotel De Russie a Roma: «Ho pagato perché avevo paura di Papa, mi dava l'idea di essere un uomo pericoloso legato ai servizi e alle forze di polizia». Del resto proprio Matacena dice agli inquirenti: «Il Papa mi ha più volte detto che a Napoli, soprattutto in ambito giudiziario, comandava lui». Dall'imprenditore Vittorio Casale, invece, sarebbe riuscito a farsi pagare l'affitto di una casa in via Giulia (al centro di Roma) raccontandogli che la Procura di Milano aveva importanti attenzioni nei suoi confronti. «Papa - racconta lui - si presenta sempre con un atteggiamento torvo ed inquietante diretto ad incutere terrore nei suoi interlocutori». Dalla carte dell'inchiesta sembrerebbe che il deputato Pdl avvicinasse alcuni imprenditori avvisandoli di eventuali guai giudiziari. Guai che, spesso, non si verificavano. Grazie all'intervento dell'ex magistrato? Probabilmente no. Ma, a leggere i verbali, in molti avrebbero comunque acconsentito alle sue richieste che andavano dal pagamento di affitti di case nella Capitale a concessioni di Jaguar, dallo shopping da Cartier a soggiorni a Ischia. Il suo coimputato nell'inchiesta, Luigi Bisignani, in un interrogatorio racconta: «Strinsi rapporti con Papa quando ebbi alcuni problemi giudiziari con la Procura di Nola riferiti alla dottoressa Tucci cui ero legato. Da quel momento cominciò a proporsi per darmi notizie. Il Papa, insomma, da una parte si proponeva e proponeva di adoperarsi nel mio interesse e dall'altro mi dava indicazioni spesso infondate».