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Inchiesta P4. Arrestato Bisignani

Luigi Bisignani

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Associazione per delinquere e associazione segreta. Sono questi i reati contestati a Luigi Bisignani, finito ieri agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulla loggia P4, dai due pm di Napoli John Henry Woodcock e Francesco Curcio. All'uomo d'affari vengono contestati 18 episodi relativi a fughe di notizie coperte da segreto. Oltre a Bisignani, risultano indagati anche il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, ex magistrato e per il quale è stata chiesta la custodia in carcere, il sottufficiale dei carabinieri Enrico Giuseppe La Monica e l'agente di polizia Giuseppe Nuzzo, in servizio a Napoli. Per Alfonso Papa è stata inoltrata la richiesta di autorizzazione alla Camera. Bisignani è indicato come «dirigente d'azienda, mediatore e procacciatore d'affari, di fatto ascoltato consigliere dei vertici aziendali delle più importanti aziende controllate dallo Stato, di ministri della Repubblica, sottosegretari e alti dirigenti statali». Insieme con altri esponenti di forze di polizia avrebbero dato vita a «un'associazione segreta mantenuta in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia». L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa in relazione a tre capi d'imputazione in cui sono contestati i reati di favoreggiamento e rivelazione del segreto d'ufficio. L'indagine riguarderebbe l'acquisizione illegale di notizie riguardanti due procedimenti giudiziari, il primo condotto dalla magistratura di Napoli nei confronti della commercialista Stefania Tucci, amica di Bisignani. Il secondo si riferisce a un'inchiesta su Finmeccanica svolta dalla Procura di Roma. Per quanto riguarda la vicenda Tucci, il magistrato e parlamentare Alfonso Papa - secondo l'accusa - avrebbe acquisito e rivelato la notizia della esistenza di una richiesta di misura cautelare nei confronti della professionista. Dalle deposizioni che Bisignani ha reso davanti ai magistrati emerge una fitta ragnatela di rapporti tra l'uomo d'affari e politici. «Conobbi occasionalmente Alfonso Papa – racconta ai pm – e strinsi rapporti con il Papa quando ebbi alcuni problemi giudiziari con la procura di Nola riferiti alla dottoressa Tucci, cui io ero legato, e riferito a vicende societarie di società nel nolano; da quel momento il Papa cominciò a proporsi per darmi notizie; il Papa insomma da una parte si proponeva e proponeva di adoperarsi nel mio interesse e dall'altro mi dava indicazioni spesso infondate. Di contro e in cambio a me il Papa chiese di appoggiare la sua candidatura alle elezioni del 2008 e io vi dico che effettivamente ne parlai con Verdini che compilò le liste». E nei verbali si parla proprio di Denis Verdini. «A proposito del Verdini, tengo a precisare che il Verdini medesimo cominciò a stringere i suoi rapporti con il Papa, che fino a quel momento aveva calcolato poco, da quando il Papa stesso cominciò a proporre il suo interessamento e la sua possibilità di intervento sulle vicende giudiziarie che riguardavano lo stesso Verdini...». Quanto al sottufficiale dei carabinieri Enrico Giuseppe La Monica, «il Papa mi parlava di questo suo amico maresciallo dei carabinieri» che era «persona introdotta negli ambienti giudiziari in grado di assumere notizie riservate riguardanti procedimenti penali; il Papa mi ha detto più volte che il maresciallo era una delle sue "fonti"». E nei confronti del maresciallo, ha raccontato ancora Bisignani, si sarebbe speso anche il presidente del Consiglio per raccomandarlo «con qualcuno» all'interno dell'Aise, l'Agenzia dei servizi segreti esterni. «Il Papa mi ha sempre detto che il suo amico maresciallo (La Monica) era persona introdotta negli ambienti giudiziari in grado di assumere notizie riservate riguardanti procedimenti penali - mette a verbale Bisignani - Il Papa mi disse che il maresciallo La Monica si era rivolto al Lavitola (il direttore dell'Avanti Valter Lavitola ndr) per essere raccomandato per entrare all'Aise; tale circostanza me l'ha riferita il colonnello Sassu che mi disse che il Lavitola aveva raccomandato il predetto maresciallo a Berlusconi che aveva poi parlato con qualcuno dell'Aise». Nelle dichiarazioni messe a verbale il 14 marzo scorso spunta anche il nome di Gianni Letta. «Mi chiedete se io informassi Letta delle notizie e delle informazioni riservate di matrice giudiziaria comunicatemi da Papa – si legge – A tal riguardo vi dico che sicuramente parlavo e informavo il dottor Letta delle informazioni comunicatemi e partecipatemi dal Papa e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente, come la vicenda riguardante il Verdini, come la vicenda inerente al procedimento che riguardava lui stesso (e cioè il Letta) e il Chiorazzo e come, da ultimo, la vicenda inerente al presente procedimento». Nei verbali finisce anche il vicepresidente di Fli Italo Bocchino. Perché sarebbe stato lui ad informare Luigi Bisignani dell'inchiesta napoletana sulla P4. Lo dice ai pm lo stesso ex giornalista nell'interrogatorio del 9 marzo e lo ribadisce in occasione del confronto tra i due che avviene una settimana dopo, il 14. Confronto nel quale Bocchino conferma di aver parlato dell'indagine ma di averlo fatto dopo che la notizia era uscita sui giornali.

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