La storia del presidente della Confcommercio Roma e Lazio
.E una passione: le barche. Tra i tantissimi incarichi che ha avuto Cesare Pambianchi, uno dei personaggi più influenti dell'economia capitolina, il meno rilevante è stato quello di presidente romano di Assonautica. «Una scatola vuota» dicevano i suoi colleghi. E avevano ragione ma era quello che lui gradiva di più. Ragionava di porti, di posti barca, di come sviluppare il settore. Una passione vera. L'arresto per evasione non è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Erano mesi che si rincorrevano le voci. Tutto era cominciato il giorno dopo l'elezione del nuovo presidente della Camera di Commercio. Era il 15 settembre. Pambianchi aveva tentato la scalata, con tanto di pubblico sostegno, almeno apparente, del sindaco di Roma Alemanno, ma non c'era stato niente da fare. La delusione fu bruciante. Dopo 24 ore arrivò l'avviso di garanzia. Ma Pambianchi ha continuato a fare buon viso a cattivo gioco. Sessantacinque anni, leader della Confcommercio di Roma e del Lazio. I genitori erano proprietari di alberghi in Puglia, lui si è laureato in Economia ed è diventato commercialista. Poi una rapida carriera, passando per gli incarichi avuti al vertice di Adr, Fiera di Roma, Centro Agroalimentare fino alla presidenza di Imprebanca, poco più di un anno fa. Pambianchi negli anni '80 avviò con il socio Carlo Mazzieri, anche lui arrestato, lo studio di commercialisti ai Parioli. È qui che, secondo la Procura, i due avrebbero svolto «l'attività criminosa» con proventi in nero per circa 12 milioni di euro. Ma a gennaio Pambianchi era stato iscritto nel registro degli indagati anche nell'ambito delle indagini sulla cosiddetta «lista Falciani», un elenco di vip italiani con i capitali in Svizzera. In quell'occasione l'imprenditore aveva escluso l'esistenza di conti segreti sottolineando che «il conto era finalizzato ad un importante investimento fatto in territorio elvetico». Sposato, padre di due figli che ora gestiscono le palestre acquisite una quindicina di anni fa, da poco è diventato nonno: «Finalmente l'erede», sorrideva. I suoi affari sono cominciati negli anni '70, con gli alberghi di famiglia; poi una serie di attività nel settore immobiliare e turistico e l'acquisto di P.T.S., la prima televisione privata operativa su Roma e Provincia. Nel 1996 ha comprato i centri fitness che oggi sono dodici, dal centro alla periferia di Roma. Dal 2001 Pambianchi ha cominciato il suo percorso in Confcommercio: viene nominato presidente romano e, nel 2004, cumula anche la carica di presidente del Lazio. Fa parte del consiglio della Camera di Commercio di Roma di cui, lo scorso settembre, era stato uno dei candidati più accreditati per il rinnovo della presidenza. Andò male. Ne uscì amareggiato: si sentì tradito anche dai suoi colleghi. Ebbe la meglio il patto tra gli industriali e i piccoli imprenditori che tenne fuori dalla partita la Confcommercio. Poco tempo dopo, nel rimescolamento delle poltrone, perse anche l'incarico di numero uno di Investimenti spa, la società più importante della Camera di Commercio, quella che gestisce la Fiera di Roma. Ma Pambianchi non è tipo da abbattersi. Dopo la rabbia iniziale, che gli fece saltare anche una cerimonia degli imprenditori romani col presidente della Repubblica, se ne fece una ragione e ricominciò. Ora parte la sua partita più difficile.