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I voti ci sono, vince il sì

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Comitato per il Sì ai referendum festeggia l'esito delle urne

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E quorum fu. Dopo sedici anni di consultazioni referendarie andate a vuoto, gli italiani hanno deciso di far sentire la propria voce su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Affluenza oltre il 56 per cento e vittoria schiacciante del «sì» su tutti e quattro i quesiti: questo il conto - salato - che le urne consegnano a palazzo Chigi. Intanto i dati sull'affluenza. Tra i comuni la maglia nera è stata conquistata dal comune Foppolo, in provincia di Bergamo, (ben lontano dal mare), dove la percentuale dei votanti è stata del 20,9%. Non brillano per partecipazione anche alcuni piccoli comuni della Calabria: devono infatti aver scelto la spiaggia gli abitanti di San Procopio (Reggio Calabria) e di Isola Capo Rizzuto (Crotone), fermatisi rispettivamente al 27 e al 27,5% degli aventi diritto. Hanno scelto le urne, invece, i cittadini del Nord. In Trentino, ad esempio, il 72% degli abitanti di Besenello, il 72,87% di Dambel e il 72,33% di Zambana è andato alle urne. Anche a Pontassieve, in Toscana, l'affluenza ha segnato il 73,20. Tra le grandi città, alta è stata l'affluenza a Roma (60,59%), Venezia (60,8%) e Torino (60,1%). A Napoli e Milano, le città dove pochi giorni fa ha incassato due importanti vittorie alle Amministrative, il dato sull'affluenza non è tra i più esaltanti a livello nazionale. Nessun effetto De Magistris nel capoluogo campano: è andato alle urne il 49,3%, percentuale di circa tre punti al di sotto del quorum regionale. A Milano dopo l'elezione di Pisapia è tornato a votare il 52,1% degli aventi diritto. I più solerti a votare, tra gli abitanti delle città capoluogo di regione, sono stati i fiorentini (65%), ma la regione con affluenza più alta alle urne è stata il Trentino Alto Adige (64,6%). E anche se palermitani (48,5% dei votanti) non sono andati alle urne così numerosi da far superare la soglia necessaria (pari al 50% +1 dei votanti) per la validità dei referendum, alla fine nessuna regione è rimasta al di sotto della soglia minima. Sette, invece, le province che non ce l'hanno fatta: una al Nord (Sondrio, 48,6%) e sei al Sud: Crotone (45,1%), Vibo Valentia (46,7%), Trapani (48,7%), Reggio Calabria (49,3%), Catania e Caltanissetta (49,9%). Quanto all'esito dei quattro quesiti, i dati sono schiaccianti. Il primo quesito - quello sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali - ha visto la vittoria del «sì» grazie al 95,67% delle preferenze. Questo risultato, di fatto, affida la responsabilità della gestione dei servizi ai singoli comuni. Dopo l'abrogazione del decreto Ronchi saranno le amministrazioni a decidere se indire gare e/o procedere per affidamenti diretti. Anche il secondo quesito sull'acqua (relativo alle tariffe del servizio idrico) vede vincitore il «sì», con il 96,14%. La scheda numero tre, quella grigia, ha sancito definitivamente che gli italiani non vogliono le centrali nucleari. Il «sì» ha vinto con il 94,52% delle preferenze, stabilendo di fatto che il governo dovrà rivedere la sua politica energetica. Vincono i «sì» (94,97%) anche nella consultazione più politica delle quattro, quella sul legittimo impedimento. La legge abrogata dal referendum (già in parte cancellata dalla Corte Costituzionale) sarebbe rimasta vigente fino al prossimo ottobre, dopo essere entrata in vigore il 9 aprile del 2010 e prevedendo un'efficacia limitata a 18 mesi.

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