Di Pietro cambia strada No a crisi di governo
Il vento, Antonio Di Pietro, l'aveva fiutato già qualche settimana fa. Non tanto quello della vittoria ai referendum, che non era in fondo così scontato, quanto piuttosto quello che gli consigliava di mettere da parte la maschera del Masaniello, dell'urlatore, del contestatore di professione, e di mettere su la faccia più presentabile del politico che pensa a costruire un'alternativa a Berlusconi e non solo a distruggerlo. Un cambio che lo porta dritto nel campo del Pd e di Pier Luigi Bersani e a sfidarlo per la leadership del centrosinistra. Di Pietro ha capito per primo che spingere sull'equazione vittoria al referendum uguale spallata al premier era sbagliato. Perché a votare, stavolta, sarebbero andati anche elettori della maggioranza. Perciò ha avvertito subito che «questo è un voto su argomenti ben specifici non pro o contro Berlusconi». E ieri, commentando il risultato del voto, ha proseguito su questa strada. Distinguendosi nettamente da Bersani che invece ha chiesto al presidente del Consiglio di dimettersi. «Sono andati a votare sì anche molti elettori del centrodestra – ha spiegato il leader dell'Italia dei Valori parlando nel pomeriggio nella sede romana del partito - Per rispetto nei loro confronti non possiamo chiedere le dimissioni del governo solo in nome dei referendum». E ai colleghi-rivali dell'opposizione ha riservato una frecciata: «Sarebbe meglio togliere il cappello del giorno dopo dai referendum e soprattutto prendiamo atto della volontà popolare con umiltà e impegno». Parole alle quali sono seguiti i fatti. Alla manifestazione dei comitati per il sì in piazza della Bocca della Verità a Roma Di Pietro ha infatti vietato di portare striscioni di partito. Così la delegazione dell'Idv si è presentata preceduta solo dalla bandiera italiana. Tonino, stavolta, pensa già al dopo. A quello che può succedere con la crisi di Berlusconi. E ha cominciato ad attrezzarsi per presentarsi da contendente credibile alle future primarie del centrosinistra. Una strategia e un cambio di prospettiva resa ufficiale proprio ieri: «Nessuna polemica né con il centrosinistra né con il centrodestra – ha avvertito l'ex descamisado della sinistra – Non è stato un referendum per dare una spallata al Governo: siamo noi che dobbiamo darla proponendo un'alternativa a questo Governo. Abbiamo il dovere di costruire un'alternativa credibile a prescindere dal referendum e valorizzare quello che siamo capaci di fare noi, non quello che non sanno fare loro». Poi le parole che fino a poche settimane fa Di Pietro non avrebbe mai pronunciato: «Non è più il tempo di criminalizzare l'avversario». Per il futuro la strada è un'alleanza di tutta la sinistra: «Ho già sentito diverse volte Bersani ed è d'accordo: mettiamo in moto una base programmatica ben chiara per costruire una coalizione». Una coalizione che per Bersani potrebbe essere un abbraccio mortale. Perché Di Pietro è chiaro: «Io mi propongo come alternativa a Berlusconi».