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Zaia boccia il legittimo impedimento Alemanno il nucleare, tre sì per la Polverini

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Poiil partito, e lo stesso presidente del Consiglio, avevano corretto il tiro: libertà di coscienza. E così è stato. Ha votato quattro sì poco dopo le 10 il presidente del Veneto Luca Zaia. Contro il governo su tutta la linea. Del resto i mal di pancia dei leghisti crescono, nonostante l'impegno dei vertici del Carroccio a placare gli animi. All'uscita del seggio di Refrontolo, Zaia ha ribadito quanto aveva promesso nei giorni scorsi circa i quesiti referendari. Rispondendo a una domanda sul legittimo impedimento Zaia ha detto che «se riguardasse me preferirei avere una corsia preferenziale che sveltisse ogni procedimento. Non ritengo giusto che chi amministra resti magari per molto tempo con la spada di Damocle sulla testa di qualche avviso di garanzia per poi avere dopo anni l'assoluzione con formula piena. Un provvedimento quest'ultimo non raro per gli amministratori, che può scattare per un esposto qualsiasi. È un tema questo che avevano toccato anche i padri della Costituzione». Per Zaia infine «è comunque un diritto di tutti i cittadini avere la certezza dell'onestà e della linearità dell'amministrazione da parte di chi li governa». Anche la presidente del Lazio Renata Polverini ha avuto le idee chiare: «Ho votato tre sì e un no» ha detto all'uscita del seggio in una scuola di San Saba a Roma. «Adesso decidete voi - ha aggiunto scherzando - qual è il no. Poi il voto è segreto e ho già detto troppo». Nei giorni scorsi Polverini aveva anticipato il sì per il nucleare, ma non si era sbilanciata sugli altri quesiti, pur sottolineando che avrebbe ritirato tutte e quattro le schede». Ma poi la governatrice del Lazio ha aggiunto: «Penso che ciascuno di noi abbia il diritto e il dovere di avere un processo rapido. Anche io chiaramente mi ci sottoporrei immediatamente. Però dico anche che non bisogna mai esagerare. L'Italia è uno dei pochi Paesi in Europa che ha abolito l'immunità parlamentare e gli stessi parlamentari italiani che sono nel Parlamento europeo ne godono. L'Italia cerca sempre posizioni estreme e quindi forse una ripensata sull'immunità parlamentare, una riflessione va fatta». Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, invece, ha votato solo il quesito sul nucleare: anche lui bocciando la possibilità di costruire centrali. «Il capo della maggioranza ha detto che non sarebbe andato a votare ma ha dato indicazione di libertà di voto. Io, come rappresentante dei romani, ho la mia autonomia che esercito fino in fondo». Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è stato tra i primi a votare, come aveva preannunciato, recandosi in una scuola del rione Monti, sotto il sole di una Roma piacevolmente ventilata. In giornata hanno votato pure Pierluigi Bersani, Antonio Di Pietro e Pierferdinando Casini mentre le urne sono state disertate da molti leader del centrodestra ma non da altri esponenti della maggioranza che hanno trasmesso l'idea di un voto in ordine sparso. Anche Beppe Grillo, leader del Movimento a 5 Stelle, ha voluto dire la sua. Dopo il voto a Genova, ha scritto sul suo blog di aver «avuto quattro orgasmi in cabina gridando quattro sì».

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