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Nel mirino detrazioni ed evasione

Guardia di Finanza

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Rivisitazione delle aliquote Irpef, aumento dell'Iva, revisione della base imponibile e superamento dell'Irap, quoziente familiare, riforma delle detrazioni, armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie e lotta all'evasione. Nel «cantiere» della riforma fiscale a cui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha detto ieri da Levico Terme di stare «pensando da un anno», ci potrebbe essere, teoricamente, spazio un po' per tutto. A cominciare dalla «no tax area» (la soglia di reddito al di sotto della quale non sarebbe applicata nessuna tassazione) che potrebbe essere elevata per i nuclei numerosi o con persone disabili e anziane a carico. Il vero problema - un vero e proprio leit motiv per Tremonti - sarà far conciliare la «madre di tutte le riforme» con l'invarianza di gettito, una necessità per la tenuta del rigore dei conti pubblici, su cui ancor ieri il ministro si è soffermato in tono semiserio: «Sarei tentato di dire: io faccio la riforma, ma chi paga?». Tremonti ha già legato il suo nome a un progetto di riforma fiscale con la semplificazione drastica dell'Irpef in due sole aliquote: al 23%, per la maggior parte dei contribuenti, e al 33% per i cittadini ad alto reddito. La delega venne presentata a fine 2001 ma divenne legge solo nel marzo 2003: alcune misure vennero attuate con le Finanziarie, altre - come l'Irpef - rimasero inattuate. Al momento i capitoli della legge delega che dovrebbe approdare in Parlamento all'inizio di luglio sono quattro. Due riguardano lo spostamento del prelievo «dalle persone alle cose». Potrebbero toccare cioè le due grandi imposte: l'Irpef, per la quale si prospetta una revisione al ribasso degli scaglioni, e l'Iva, che potrebbe vedere un riequilibrio delle aliquote, anche se ieri sull'ipotesi Tremonti ha frenato bruscamente («in questo momento è difficile perchè è possibile innescare una tendenza all'aumento dei prezzi»). Una delle ipotesi allo studio è quella di un aumento di un punto dell'aliquota Iva del 20% e di quella agevolata del 10% con un gettito che servirebbe per ridurre dal 23% al 20% la prima aliquota Irpef. Un terzo capitolo riguarderebbe la semplificazione del sistema. Contemplerebbe la messa a punto di un nuovo testo unico delle imposte ma anche semplificazioni burocratiche. Un quarto, invece, è legato allo sfrondamento della foresta di 480 regimi agevolativi, sconti, detrazioni, deduzioni, bonus e via dicendo. Questo capitolo, al centro di uno dei quattro tavoli di confronto tecnico avviato con le categorie, potrebbe fruttare risparmi e prevedere anche una riorganizzazione degli attuali sconti per le famiglie, anche se - al momento - sul tavolo non sembra esserci il quoziente familiare indicato dal premier e dalla maggioranza come uno degli obiettivi del proprio programma elettorale. L'ipotesi avanzata invece da alcune associazioni è quella di aumentare la no tax area in rapporto al numero dei componenti il nucleo familiare, in modo da favorire le famiglie numerose e meno abbienti. C'è poi il delicato capitolo delle rendite finanziarie con l'omologazione della tassazione dei cespiti italiani all'Europa (con un'aliquota unica del 20%) escludendo però - come ripetuto da Tremonti - il risparmio familiare («Non abbiamo la minima intenzione di tassare la prima casa o il risparmio delle famiglie»). La Cgia di Mestre aveva ipotizzato tre possibili scenari di riforma che contemplerebbero una spesa oscillante tra i 3,6 e gli 8,1 milioni. Tra le ipotesi in campo la riduzione Irpef di 1 o 2 punti per i primi due scaglioni; la possibile riduzione Ires di 1 punto dell'aliquota che passerebbe dall'attuale 27,5% al 26,5%; l'aumento dell'Iva di un punto delle attuali aliquote che passerebbero rispettivamente al 5%, 11% e 21%, il taglio delle agevolazioni; l'armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie al 20% (oggi al 12,5%).

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