Una scossa per il Pdl
Fino a quando il Cavaliere continuerà a sostenere che «nel partito va tutto bene, sono i giornalisti che inventano malumori», difficilmente la rotta del Pdl muterà, come prevedono anche i più qualificati esponenti dell’inner circle berlusconiano. Fingere di non vedere è il modo peggiore per chiudere un ciclo politico: glielo hanno detto in tutti i modi a Berlusconi. Dentro e fuori la sua cittadella le inquietudini si stanno tramutando in rabbia; tra i fedelissimi c'è scontento per come la mazzata amministrativa è stata affrontata; non passa giorno che nuove defezioni si annuncino o si materializzano. L'altro ieri Gianfranco Micciché ha formalizzato il suo addio al Pdl, presto alla pattuglia di Forza del Sud si uniranno altri sudisti, a cominciare da Adriana Poli Bortone. Al Nord non va meglio: Michaela Biancofiore è in transito per non si sa dove, ma il suo abbandono è sicuro. Movimenti disordinati si registrano tra le correnti di Frattini, Scajola, per non parlare di quelli tra le vecchie componenti di An alla ricerca disperata di una unità che dia senso e spessore alla destra nel partito. Perfino tra i Responsabili, terza gamba della coalizione, spaccature e provvisorie ricomposizioni tengono in apprensione la maggioranza. Nella quale la Lega vive giorni di caos calmo nell'attesa che accada qualcosa. Sarebbe stupido evocare scenari apocalittici in una fase tuttavia torbida. Ma non si può negare che il vertice del Pdl, almeno a giudicare dai comportamenti, non sembra aver metabolizzato adeguatamente quanto è accaduto e dia l'impressione di essersi rassegnato all'implosione del partito. Se ciò dovesse accadere in tempi relativamente brevi, il ricorso alle elezioni anticipate o, peggio, la formazione di un governo di decantazione sarebbero le sole soluzioni possibili. Nel primo come nel secondo caso sarebbe inevitabile la fine, oltre che del berlusconismo, del centrodestra quale aggregato politico-sociale nella forma più tragica, vale a dire con l'evaporazione dell'elettorato moderato. Di fronte a questa prospettiva da brivido, che segnerebbe il ritorno della sinistra al potere senza merito alcuno, si rimane interdetti nell'immaginare la già potente "macchina da guerra" elettorale assumere le sembianze degli straccioni di Valmy in ritirata, senza tentare una sortita politica che faccia sperare. Se questo è ciò che si vede, dietro le quinte c'è dell'altro. La profonda disaffezione dell'elettorato che si sente trascurato proprio nel momento in cui avrebbe bisogno di essere rincuorato. Vuol dare una scossa al suo mondo Berlusconi? Non ha che da raccogliere il suggerimento che gli è stato offerto: si metta in discussione, indica le primarie a tutti i livelli, con regole ferree che evitino i trabocchetti, reinventi una classe dirigente nella quale la sua gente si riconosca, spinga sull'acceleratore delle riforme possibili e lanci (facendosi opportunamente consigliare, magari da chi non ha mai vestito la livrea del cameriere) una "certa idea dell'Italia", impastata di valori politici e civili, di sfide culturali e di trasgressioni istituzionali tali da far intravedere un altro Paese a chi non vuole rassegnarsi all'immobilismo. In politica si vince con la passione, l'entusiasmo e le idee. Berlusconi semini e raccoglierà al momento opportuno. Per ora smetta di prendersela con giudici, televisioni e giornali. Lui sa che il centrodestra c'è ancora ed ha voglia di vedere i sogni diventare realtà.