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Referendum, blitz di Greenpeace. Rebus sul quorum

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L o striscione di Greenpeace al Colosseo

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Ultimi giorni prima dei referendum del 12 e 13 giugno, ultimi giorni per i blitz di Greenpeace contro il nucleare. Gli attivisti dell'associazione ambientalista hanno "attaccato" due simboli della storia e della cultura italiana: il Colosseo a Roma e Ponte Vecchio a Firenze. Sugli striscioni si legge "Italia, ferma il nucleare. Vota sì". "Questa volta Greenpeace ricorre a gesti eclatanti - si legge in una nota - non per protestare, ma per chiamare al voto tutti gli italiani perché adesso come non mai siamo ad un soffio dal successo: fermare il nucleare in Italia ed aprire una nuova era di energie pulite e rinnovabili". Nella Capitale è stato organizzato anche un concerto in piazza del Popolo, all'insegna dello slogan "Io voto". Un'altra iniziativa, dello stesso genere, si terrà a Milano in piazza Duomo. Entrambe le manifestazioni, così come tutte le altre 'minori' organizzate un po' in tutta Italia, puntano al raggiungimento del quorum, necessario affinchè il voto sia ritenuto valido (e non succede dal 1995). REBUS SUL QUORUM I circa tre milioni e duecento mila elettori italiani temporanemente residenti all'estero che non potranno votare sul nucleare, non essendoci più tempo per ristampare e rispedire le schede con il testo del quesito come da ultimo modificato, non possono e non devono essere calcolati ai fini della definizione del quorum mimino di partecipazione al voto per la validità della consultazione sul nucleare. Per questo il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha preparato un'istanza in tal senso alla Corte di Cassazione, affinchè l'ufficio centrale per i referendum tenga conto del 'quorum ridotto' sul nucleare rispetto agli altri quesiti, prima di proclamare la validità/invalidità della consultazione sulla base dell'affluenza alle urne che le verrà trasmessa dal Viminale. L'iniziativa, già preparata dai legali dei promotori dei referendum di cui Italia dei Valori è parte attiva, si articola in tre richieste, una subordinata all'altra. Della prima si è detto: certificare di propria iniziativa l'esistenza di un quorum di validità più basso per la validità della consultazione sul nucleare. In subordine, qualora l'ufficio per il referendum della Cassazione non si ritenesse titolare di questo potere, la richiesta dell'istanza alla Suprema Corte è di non procedere alla proclamazione del risultato del referendum e della sua validità/invalidità sulla base della semplice e decretarne la sospensione. Sollevando al contempo una questione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale della legge sui referendum nella parte in cui non prevede, appunto, il potere per la Cassazione di calcolare autonomamente il quorum di validità nei casi particolari in cui non a tutto il corpo elettorale avente diritto venga consentito di esercitare il voto, come accadrà quest'anno sul nucleare per i residenti all'estero. Terza e ultima subordinata della istanza preparata da Di Pietro, è il preannuncio nella qualità di promotori del referendum sul nucleare di un proprio ricorso sempre davanti alla Consulta per conflitto di attribuzione con il Governo. Accusato di "abuso di potere" nei confronti del corpo elettorale, "avendo agito in modo da rendere impossibile ad una sua parte di esercitare il diritto di voto" nel referendum sul nucleare, mettendone conseguentemente a rischio la validità. Modalità e tempistica del deposito dell'istanza alla Cassazione, sono state congeniate dai legali di Italia dei valori e dei referendari in modo tale che ogni ragione di contestazione venga a cadere e risulti preclusa.

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