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Latina guida ancora a destra

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AngelaDi Pietro Una vittoria sul filo del rasoio, quella di Giovanni Di Giorgi, espressione del Centrodestra a Latina. Una vittoria, beninteso, non ancora acclarata, dal momento che il più temibile avversario di Di Giorgi, Claudio Moscardelli, esponente del Centrosinistra, a notte fonda aveva portato a casa una discreta percentuale di voti. Tuttavia la presenza a Latina, nella tarda serata di ieri, di Renata Polverini, ha fatto esultare la coalizione. Non una vittoria netta, quella del centrodestra, ma neanche una debacle. Qualche malumore, d'altronde, si è registrato anche nell'entourage del candidato del centrosinistra, che aveva puntato sul ballottaggio: «Pensavamo andasse meglio» si è lasciato suggire un ex amministratore. Fino alla fine dello spoglio dei voti il risultato potrebbe essere ribaltato, complice la disaffezione dei latinensi nei confronti del voto (ha espresso la propria preferenza il 79.9% dei pontini, contro l'82.49% delle precedenti Amministrative). Complice anche il voto disgiunto, del quale si sono rallegrati senza timidezze gli anziani della città creata da Mussolini: uscendo dai seggi hanno espresso alla stampa la gioia di aver votato... per tutti. Per Di Giorgi ma anche per il rivale Moscardelli. Hanno trionfato, questo sì, le liste civiche, anonime fino ad un certo punto. Marco Fioravante, espressione de «Il Patto», che contava sul supporto di Alfredo Loffredo, ha esibito con orgoglio le preferenze guadagnate. Una buona performance, così come quella di Marco Gatto con la sua «Latina Capitale». «Futuro e Libertà» che gode dell'appoggio spiritual-letterario di Antonio Pennacchi e dei «fasciocomunisti» ha faticato ma senza successo. Filippo Cosignani, il candidato sindaco, l'ha presa con umorismo: «Abbiamo creato una lista in tre giorni. Comunque vada, andremo avanti con il progetto politico avviato. Intanto, non siamo contenti se non otteniamo l'80% delle preferenze». Nessun commento, per motivi squisitamente scaramantici, da parte di Pennacchi: «A spoglio ultimato, commenterò. Adesso non voglio farlo». Il clima nel capoluogo pontino ieri sera era quello disfatto di una categoria politica stremata da una campagna elettorale avvelenata. Iniziata liscia liscia per la Sinistra, che ha avuto il vantaggio di chiarirsi le idee su candidato, lista e programmi, nei tempi giusti, quando ancora il centrodestra arrancava per trovare un accordo su un candidato sindaco che accontentasse tutti: Fazzone, Zaccheo, ma anche la Polverini e l'Udc. Visi pallidi dunque a spoglio avanzato ma non troppo, i politici si sono rinchiusi nei quartier generali, disertando piazza del Popolo, notoriamente scenografia ideale per l'ultimo bagno di visibilità degli scontenti, ma anche il primo assaggio di applausi a scena aperta per i vincitori. Il centro storico era deserto, vivacizzato esclusivamente dai giornalisti del luogo. Viaggiavano come silenziosi portavoci gli «sms» che delineavano i risultati del poi. A mezzanotte erano 50 le sezioni scrutinate su 116: la percentuale ottenuta da Di Giorgi era del 52.02%, quella di Moscardelli del 34.18%. Gioiva (e con ragione), il movimento delle «Cinque Stelle» di Grillo, che con Vacciano raggranellava un piccolissimo posto al sole, dal momento che le previsioni nei confronti della lista erano state catastrofiche. La sensazione, a spoglio non ancora ultimato, è stata quella di un successo - non bisognoso di commenti - del «gruppone» di liste di centrodestra ma non del candidato sindaco. Colpa (secondo gli estimatori di Di Giorgi) o merito (secondo i suoi nemici) del voto disgiunto, a cui hanno fatto ricorso numerosi latinensi. Discorso opposto per il centrosinistra, che si è rivelato fiacco nella sua maxi-coalizione, variegatissima, ma che ha visto guadagnare punti a Claudio Moscardelli. Il ballottaggio, tanto temuto da Di Giorgi & co, probabilmente non ci sarà. Ma in questo caso non si potrà parlare - salvo sorprese - di trionfo.

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