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La sinistra inventa imbrogli per abbassare il quorum

Di Pietro e Bersani a piazza del Popolo

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Pier Luigi Bersani continua a spargere ottimismo e alla festa per i quattro sì ai referendum a piazza del Popolo a Roma ieri ha ripetuto il suo ritornello: «Siamo a un passo dal quorum, lo sento, se allunghiamo la mano possiamo afferrarlo». Insomma per il segretario del Pd il sogno di dare l'ennesima spallata a Berlusconi potrebbe essere vicino. In realtà però tutto il centrosinistra sembra avere una gran paura di non farcela. E per questo ieri ha chiesto nuovamente di non considerare il voto degli italiani all'estero, accusando il governo di non aver garantito la possibilità di poter votare a tutti i nostri connazionali che si trovano in altri Stati. In questo modo, abbassandosi il quorum, sarebbe più facile arrivare alla vittoria dei sì. Il legale del Pd Gianluigi Pellegrino e il responsabile italiani all'estero dei Democratici, Eugenio Marino ieri hanno sostenuto che conteggiare quei voti sarebbe anticostituzionale. «La Costituzione con la riforma dell'articolo 48 – spiegano – ha evitato di mettere gli italiani all'estero contro i residenti in Italia. È stato stabilito, infatti, che il voto degli italiani all'estero vale quanto quello dei residenti ma che, al tempo stesso, come sancito dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 173 del 2005, la mancata partecipazione al voto dei residenti all'estero, dovuta magari anche a inadempienze del Governo, non possa mai invalidare il voto degli italiani in Patria». «Ciò – proseguono – vale in modo ancor più clamoroso per il quesito referendario sul nucleare. Infatti a causa dello scellerato intervento del decreto Omnibus la Cassazione è stata costretta a trasferire sulle schede le nuove norme ancora più nucleariste della precedente versione. Sicché, anche per tale aspetto, pensare di poter conteggiare nel quorum anche dei cittadini che, come i nostri connazionali all'estero non sono stati minimamente informati delle conseguenze del blitz del Governo e che sono stati chiamati a esprimersi su un quesito formalmente diverso, sarebbe un atto costituzionalmente errato. Occorre dunque tener conto della volontà popolare espressa nel merito dagli elettori all'estero, scorporandoli però dal quorum». Sulla stessa linea anche il leader dell'Idv Antonio Di Pietro: «Noi non vogliamo che venga annullato il voto degli italiani all'estero. Ma vorremmo che non venisse conteggiato ai fini del quorum». Infine i Verdi ieri mattina hanno depositato un esposto alla procura di Roma in cui si chiede la verifica della regolarità delle operazioni di voto degli italiani all'estero. «Vogliamo sapere – ha spiegato il segretario Angelo Bonelli- se i consolati italiani, in questa consultazione referendaria hanno messo tutti gli italiani all'estero iscritti nell'anagrafe elettorale nelle condizioni di poter esercitare diritto di voto, ovvero se le schede che dovevano essere spedite siano arrivate effettivamente ai destinatari». «Abbiamo fondati elementi – insinua il leader dei Verdi – per sostenere che si sono verificati casi, non solo in Europa ma anche in Brasile dove è presente una grande comunità italiana, in cui non è stato possibile esercitare il diritto di voto. Abbiamo istituito un osservatorio dopo che le operazioni degli italiani all'estero sono terminate da giorni». Ma proprio ieri dal sindaco fiorentino del Pd, Matteo Renzi, è arrivata una sonora tirata di orecchie al centrosinistra. «Chi pensa che un referendum possa cambiare qualcosa nella politica italiana sta sbagliando – ha spiegato intervenendo al convegno dei Giovani di Confindustria a santa Margherita Ligure – Chi, nel centrosinistra, pensa di dare una spallata al governo non coglie la realtà».

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