"La mia legge serve a smantellare le clientele delle municipalizzate"
La legge sull’acqua che i referendari vogliono abrogare porta il suo nome. Ecco perché Andrea Ronchi, ex ministro per le Politiche comunitarie, a passare per chi vuole privatizzare il bene comune per eccellenza proprio non ci sta. Onorevole Ronchi sull’acqua si è scatenata una vera e propria battaglia politica... «È tutta ideologia. Ho assistito solo a tanta disinformazione. Sono vent’anni che i grandi economisti e le imprese chiedono ai vari governi una campagna di liberalizzazione dei servizi. L’Italia, da questo punto di vista, è l’unico Paese in Europa totalmente mancante». Qual è l’obiettivo della sua legge? «Di certo non è quello di privatizzare l’acqua. È e resta un bene pubblico. L’obiettivo della legge è liberalizzare i servizi. Dobbiamo smantellare le sacche clientelari delle aziende municipalizzate, sono residui di vecchie politica. Sa quanta acqua buttiamo a causa delle perdite delle reti idriche? Il 37%. Questo spreco ci costa 2 miliardi e mezzo di euro l’anno. Per rimettere a posto tutto il sistema strutturale ci servono 61 miliardi di euro. Quindi - fuor di demagogia - o aumentiamo le tasse o apriamo al mercato». Bersani, che prima era favorevole all’apertura al mercato, adesso spera nel referendum per cancellare la legge... «Chi fino a poco tempo fa si vantava di essere il campione delle liberalizzazioni, con le famose "lenzuolate", è tornato indietro. Lo spirito innovatore di una certa Sinistra è venuto meno, soccombendo a Di Pietro e agli estremisti che vogliono che l’Italia non cambi mai, rimanendo il Paese della burocrazia, dell’inefficienza e delle clientele». Anche il referendum è diventato uno strumento per colpire Berlusconi, insomma? «L’opposizione tradendo i quesiti referendari non solo dà un colpo allo sviluppo economico dell’Italia, ma dimostra, una volta per tutte, di non essere quella forza riformista e di governo che dice di essere. Hanno fatto anche i manifesti per il "sì", ma vanno contro loro stessi. Il disegno di legge Napolitano-Vigneri voleva le stesse cose che ci sono scritte nella mia legge. Così come quello Lanzillotta-Bersani. Pur di attaccare Berlusconi smentiscono la loro storia». Anche sull’astensione hanno cambiato idea... «Il virus negativo dell’antiberlusconismo ha inficiato tutto. Non hanno nessun interesse per il bene del Paese. È una Sinistra utilitarista, totalmente inaffidabile da un punto di vista propositivo. Tutto questo dimostra che non esiste nessuna alternativa credibile al centrodestra per il governo del Paese». Un’eventuale vittoria del "sì" comporterebbe poi l’abrogazione della privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali e non solo della gestione dell’acqua. Che effetto avrebbe questo per il Paese? «Torneremmo indietro rovinosamente. L’opposizione - inspiegabilmente - ha paura del privato. Per loro è un nemico. Per noi un partner economico che ci può permettere di migliorare i servizi e abbassare le tariffe. Il mercato ha delle regole che impediscono le speculazioni e gli abusi. Una quota dei servizi (il 40%) rimarrebbe pubblica. Il controllo verrebbe poi affidato a un’authority snella, apolitica, qualificata». Il Terzo polo ha cavalcato il referendum? «Il "no" ai quesiti sull’acqua non è mai stato in discussione e per questo ringrazio Fini, Della Vedova e tutti gli altri. Per quanto riguarda legittimo impedimento e nucleare si sono espressi chi per l’astensione chi per il "sì" e sono posizioni che non condivido. Puzzano un po’ di antiberlusconismo».