Il futuro del Pdl passa dalla rete
La notizia rimbalza dall'altra parte dell'Oceano. Ed è a suo modo storica. Per la prima volta, infatti, nel mese di maggio, il sito di notizie più cliccato negli Usa non ha alcun legame con la carta stampata. Al primo posto della classifica, redatta dalla società di rilevazione del traffico internet CamScore, c'è infatti l'Huffington Post, il giornale online fondato 5 anni fa da Arianna Huffington e recentemente venduto ad Aol per 315 milioni di dollari. Nato come spazio per blogger, l'HuffPo è diventato il principale strumento di informazione con 35,6 milioni di visitatori unici contro i 33,6 dell'edizione online del New York Times. Si potrebbero fare mille considerazioni. Si potrebbe dire, ad esempio, che Aol ha sicuramente avuto un ruolo determinante nell'ampliare la platea degli utenti dell'HuffPo. Contestualmente bisognerebbe ricordare che da marzo il quotidiano di New York (che nega il sorpasso ndr) ha introdotto l'accesso a pagamento per le sue pagine. Una scelta che se da un lato ha ampliato i ricavi, dall'altro ne ha sicuramente frenato l'espansione. Al di là delle spiegazioni «tecniche», però, ciò che colpisce è altro. Chi si occupa di rete, blog e social network, potrà considerare l'osservazione banale, ma è indubbio che internet esercita ormai un'influenza determinante nella vita dei cittadini. La politica, soprattutto quella americana, lo ha capito. E questo ha trasformato radicalmente i meccanismi di creazione del consenso. Quella italiana, purtroppo, è come sempre in ritardo. Anche se qualcosa si muove. E infatti internet ha avuto un ruolo sicuramente determinante nell'elezione del neosindaco di Milano Giuliano Pisapia. Diverso il discorso nel centrodestra. Non a caso il direttore del Tempo Mario Sechi, parlando all'adunata dei «servi» del Cavaliere mercoledì al teatro Capranica, ha invitato il Pdl a non sottovalutare e ad ascoltare «il tam tam della foresta»: «Il mondo della rete sta cominciando anche da noi a influenzare la politica». Una provocazione che Il Foglio ha subito raccolto lanciando, sul proprio sito un dibattito tra blogger liberali e di centrodestra animato da due semplici domande: «Davvero il ruolo di internet, blog e social network può essere decisivo per la sopravvivenza e la rinascita di un centrodestra alle prese con una crisi di consensi? Che cosa la galassia dei blogger ha già capito della crisi del centrodestra che nel Pdl non hanno ancora capito?» Ecco cosa hanno risposto. Per Andrea Mancia e Simone Bressan, animatori di The right nation, «il centrosinistra sembra aver capito che internet può essere uno straordinario bacino dove pescare idee, parole d'ordine e innovazione. Il centrodestra è, ahinoi, ancora fermo ai messaggi e reti unificate». Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda Saba Zecchi di Ultima Thule: «Il Pdl guarda solo la tv (e viceversa!) e non vede "il mondo là fuori". A molti esponenti del Pdl sarebbe bastata una semplice ricerca su Google per aprirsi una finestra di osservazione sul mondo reale». E se Diego Destro (Daw) richiama la capacità di internet di «individuare, creare, formare un consenso e diventare megafono di tutte quelle piccole solitarie voci di protesta», Carlo Stagnaro (Chicago-blog) non ha dubbi: «Il mondo vero oggi è digitale». Paolo della Sala (La pulce di Voltaire) ricorda ciò che scriveva, profeticamente, nel 2005: «Chi capisce l'importanza dei nuovi media otterrà un successo più largo di quello elettorale». Mentre Marco Cavallotti (Il legno storto) ipotizza che il web possa fare le veci «di quel sistema di selezione e decantazione delle leadership locali e nazionali che un tempo era costituito dalla vita di partito nelle sezioni». Più dubbiosi e critici Alessio Di Carlo (Giustizia Giusta) affatto convinto che la rete abbia influito sulle sconfitte di Napoli e Milano; Mario Seminerio (Phastidio.net) convinto che in un «partito monarchico» non ci sia spazio per internet; Andrea Lenci (Scenaripolitici.com) per cui la rete è «condizione necessaria ma non sufficiente affinché il centrodestra riprenda quota» e Dario Mazzocchi (Mondopiccolo) secondo cui difficilmente chi ha «fatto finta di nulla di fronte alle difficoltà del Pdl» possa recepire il messaggio che arriva dal web. Insomma il dibattito è avviato. Serve solo qualcuno che lo ascolti.